Quando il risveglio all’alba è imposto dal trambusto delle sirene delle auto delle forze dell’ordine e dagli elicotteri che ronzano sul quartiere, sai che non c’è tempo per la colazione né per spulciare le ultime notizie dal mondo. Scendere in strada il prima possibile per capire cosa sta accadendo: questo il monito imposto da quei “segnali”.
Via Salgari e via Mario Palermo sono due strade che convergono in una rotatoria che consegna all’automobilista diverse opportunità: Volla, Cercola, il Rione Incis, via Cupa Tierzo, l’istituto Archimede, la circumvesuviana di Madonnelle, ma per tutti quella è “la rotonda che sta dirimpetto al Conocal”.
Il luogo-simbolo, il punto di riferimento più noto è il rione-roccaforte del clan di Fraulella. La prima notizia che rimbalza di bocca in bocca, alle prime luci dell’alba di oggi, è proprio questa: “hanno trovato a uno impiccato vicino al Conocal.”
Intorno alle 7.40, diverse persone che abitano in zona, mi hanno fatto pervenire una foto di quel corpo senza vita penzolante dall’albero, ma, per ovvie ragioni, non pubblicherò mai quelle immagini.
Chi può scegliere di morire nei giardinetti che costeggiano quelle due strade, a due passi dal Rione Conocal?
Nessuno sa chi sia quell’uomo: come si chiama, quanti anni ha e perché si è tolto la vita.
Il suo suicidio, però, ha arrecato un gran trambusto tra gli inquirenti. Tutti i “punti caldi” del quartiere, contestualmente al ritrovamento del cadavere, hanno accolto un blitz ad opera della guardia di finanza e delle forze dell’ordine. Non c’è modo di capire se le due vicende siano in qualche modo collegate, ma l’insistenza con la quale l’elicottero sorvolava su alcune strade di Ponticelli, consegna l’inequivocabile sensazione che “stavano cercando qualcuno”.
Perché un morto impiccato suscita tanto clamore?
È il secondo cadavere così rinvenuto nel giro di un mese, tra le strade di Ponticelli: ambedue i corpi giacevano a ridosso di due roccaforti di competenza di due clan rivali che allo stato attuale apparentemente sguazzano in una calma apparente e, in entrambi i casi, non viene resa nota l’identità dei defunti.
Suicidio o simulazione di suicidio?
L’anomalia nella modalità scelta per andare incontro a quel – presumibilmente – volontario gesto è singolare: perché togliersi la vita in strada, con il rischio – o la certezza – di essere visti da qualcuno che potrebbe mandare in frantumi quel piano di morte e non optare per un “suicidio in casa”?
In entrambe le circostanze, sembra assodato che non si tratti di persone senza fissa dimora, così come nessuno dei due uomini ha lasciato un biglietto o un messaggio per motivare il gesto o salutare i propri cari. Scegliere di morire senza aver niente da dire. Scegliere il silenzio e la “platealità” della morte in strada. Due atteggiamenti fortemente contraddittori. Riservatezza e “spettacolarità”, perché chi vive il quartiere e appartiene alle dinamiche del posto, sa quali sono i segnali da lanciare e i messaggi da lasciare per “fare rumore” e destare scalpore, anche da morti.
Il cadavere rinvenuto nei pressi del Lotto O di Ponticelli lo scorso settembre, sarebbe riconducibile ad un tossicodipendente residente nello stesso rione. Solo questo trapela sul conto dell prima “vittima”. Sul cadavere rinvenuto stamane, si sa solo che si tratta di un uomo abbastanza giovane. E questo desta ancora più concerto.
Serrato il riservo su entrambe le vicende da parte degli inquirenti che, unitamente al trambusto associabile al ritrovamento dei due cadaveri, può lasciare dedurre che dietro questi suicidi si celi qualcosa che va ben oltre l’estremo atto di disperazione di un uomo stanco di vivere.
Sono rimasta ad osservare da lontano le pratiche di rimozione del corpo e i rilievi del caso da parte degli inquirenti: ho ascoltato le voci e i silenzi. E dopo un bel po’, mi sono avvicinata al timido capannello di residenti in zona rimasti sul posto per commentare con incredulità l’accaduto.
“Voi tenete l’abilità di comparire sempre quando la gente tiene voglia di parlare… È stato brutto per i bambini, ma brutto assai. Sono scene che non ti dimentichi facilmente e che non sai nemmeno come glielo devi spiegare perché tu per primo non te lo spieghi. Non è che la gente prima non si impiccava, anzi, i debiti e la disoccupazione qua hanno fatto pure più morti della camorra. Io tengo i capelli bianchi e di cose strane ne ho viste, ma questa cosa qua è strana assai. Sarà pure colpa di quella fetenzia che si fanno (la droga) che mi ha spiegato mio nipote che ci buttano dentro gli acidi e altre schifezze che gli bruciano il cervello e li fanno diventare scemi, ma più andiamo avanti e più c’è da avere paura. Vorrei capire che passa nella testa di un giovane nel meglio degli anni che decide di impiccarsi a un albero in mezzo alla strada, senza neanche scrivere una riga alla madre. Avete ragione voi: dietro a questo fatto ci sta qualcosa che non va, ma se veramente tener ragione, statevi attenta. Potrei esservi nonno e con l’affetto di un nonno mi permetto di dirvelo.”