“Se mi capitasse qualcosa, dite che ho fatto di tutto per campare”: quel triste momento è arrivato.
È morto Dario Fo.
La cultura italiana dice addio al grande attore e drammaturgo, nonché scrittore e premio Nobel per la Letteratura ma anche pittore, scenografo e impegnato attivista.
Fo aveva 90 anni: è morto questa mattina all’ospedale Sacco di Milano, dove era ricoverato da 10 giorni per problemi polmonari.
La notizia della morte di Dario Fo ha fatto subito il giro il mondo: dal Guardian alla Bbc, dal New York Times al Los Angeles Times, da Le Figaro a El Pais passando per la tv indiana Ntdv tutti i media riportato la scomparsa del premio Nobel ricordando la sua satira.
Una figura sana, forte, genuina, all’interno delle quali convergono diverse sfaccettature espressive dell’arte e non solo. La versatilità della sua penna e la forza delle sue idee, lo comprovano.
Dalle commedie farsesche degli anni 60 al teatro politico dei 70, fino alle ultime opere incentrate soprattutto sui grandi dell’arte, è stato un monumento del teatro italiano.
Fatalità del destino, Dario Fo si è spento proprio nel giorno in cui viene assegnato il Nobel per la Letteratura. Ricoverato da dodici giorni per complicazioni dovute all’enfisema polmonare, tra le 8.30 e le 8.45 ha smesso di respirare. La stessa ora in cui era spirata in casa, il 29 maggio 2013, la moglie Franca Rame. Fo era sedato da mercoledì sera. Avrebbe voluto tornare nella sua abitazione di Porta Romana, ma per i medici la morte in ambulanza sarebbe stata certa. Il figlio Jacopo ha preferito restasse in ospedale sotto l’occhio vigile dei sanitari.
“E’ stato lucido e collaborante fino a ieri – ha detto Delfino Luigi Legnani, il direttore del reparto di pneumologia dell’ospedale Sacco di Milano – I suoi collaboratori mi hanno detto che qualche giorno prima dell’aggravarsi delle sue condizioni Fo aveva cantato per ore. Una cosa incomprensibile. Ha sofferto molto per lo schiacciamento di una vertebra. Abbiamo fatto di tutto di per lenire la componente dolorosa legata all’insufficienza respiratoria e alla frattura di un corpo vertebrale. Quindi nelle ultime ore è stato sedato”.
Nei suoi ultimi giorni di vita, Fo continuava ad informarsi sui temi di attualità: “Si faceva leggere i giornali dai suoi collaboratori perché aveva problemi alla vista”.
Stava già poco bene, ma riuscì a nascondere la sua sofferenza improvvisando anche una vecchia canzone napoletana Dario Fo, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche per la presentazione del libro “Darwin”. Era il 20 settembre e pochi giorni dopo il Premio Nobel è stato ricoverato in ospedale. Alla conferenza stampa di presentazione del suo ultimo libro, nella sua abitazione al quinto piano di un elegante palazzo in Corso di Porta Romana, stracolmo di maschere del tetro, cimeli, targhe e riconoscimenti a lui e alla moglie Franca Rama morta nel 2013, Fo comunque era apparso meno in forma del solito. Vista e udito gli si erano ulteriormente abbassati, un po’ smagrito, aveva però risposto a lungo e con pazienza a tutte le domande. Sempre pronto alla battuta e con ironia aveva parlato dei suoi progetti futuri, di quello che avrebbe voluto ancora fare.
Fo è stato l’ultimo italiano a vincere il Nobel per la Letteratura. Prima di lui lo ottennero: Eugenio Montale nel 1975, Salvatore Quasimodo nel 1959, Luigi Pirandello nel 1934, Grazia Deledda nel 1926 e Giosuè Carducci nel 1906.