Bullismo, razzismo, odio razziale, intolleranza: nella vicenda che ha edotto in fin di vita un quindicenne, accoltellato all’uscita di scuola, al culmine di una rissa, c’è questo. E molto altro.
È stato convalidato il fermo del minorenne che giovedì scorso, all’uscita dell’istituto ‘Teresa Confalonieri’, nel centro antico di Napoli, ha accoltellato un compagno, M.E., di 15 anni.
G.A., 14 anni, a quanto si è appreso, si è pentito del suo gesto. Ora è in custodia in una località protetta.
Intanto, la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale della Campania, Luisa Franzese, all’indomani della visita degli ispettori all’Istituto comprensivo ‘Teresa Confalonieri’, la scuola dov’è avvenuta la rissa tra adolescenti, ha dichiarato all’ANSA quanto segue: “Dobbiamo subito lavorare per realizzare la giusta progettualità per incidere su una realtà così eterogenea”.
La Franzese riceverà la relazione scritta degli ispettori lunedì, ma da un primo report a voce, è emerso che nella scuola “non ci sono problemi di violenza, ma è sicuramente una realtà eterogenea dove credo le problematiche siano più di rapporti, di relazione”. I due ragazzi coinvolti sono stati descritti agli ispettori – a quanto riferito – come due adolescenti dai caratteri “molto forti”.
Intanto, la madre dell’aggressore ha rilasciato diverse interviste, all’indomani dell’accaduto, nell’ambito delle quali ha chiesto scusa ai genitori del ragazzo accoltellato e ha spiegato che il figlio veniva preso in giro per il colore della sua pelle.
Figlio di una napoletana e di un pachistano, il ragazzo non ha mai conosciuto il padre morto prima della sua nascita.
“Lo insultavano, l’hanno chiamato ‘nero’ e ‘bastardo’ perché non ha il papà”, ha spiegato la donna.
“Da anni mio figlio subisce bullismo, angherie razziste perché ha la pelle scura. Gli dicono che puzza per questo si faceva tre docce al giorno prima di uscire. Lo chiamano bastardo perché non ha il padre. Era un pakistano, ed è morto quando è nato il bambino. Mio figlio ha sbagliato ma non è un mostro. L’hanno portato giorno dopo giorno a questo”. Queste le parole di Antonietta, la mamma dell’adolescente accusato di aver accoltellato il compagno di scuola. “Mio figlio – ha raccontato ancora la signora Antonietta – non ha capito cosa ha combinato. Ai poliziotti ha detto: ‘Io l’ho graffiato’ e quando gli hanno risposto che l’aveva accoltellato e mandato all’ospedale non ci credeva. Non si è reso conto di quello che aveva fatto. Mio figlio voleva chiarire con questo ragazzo, un anno fa si erano picchiati e mio figlio era stanco“.
Il figlio di Antonietta stava andando via, ma la donna racconta che il ragazzo ferito l’ha mandato a chiamare: “mio figlio ha provato a sistemare, ma è stato spintonato, picchiato e ha reagito nel peggiore dei modi. Siamo stati noi a trovarlo e a portarlo al Commissariato”.
“Quando gli inquirenti gli hanno chiesto dove aveva preso il coltello lui ha risposto: l’ho trovato. Ma da mamma gli ho detto di non dire bugie. – aggiunge la donna- Mi ha detto di averlo comprato lui. Ma non ci credo che ha comprato lui un coltello a scatto, qualcuno deve averglielo passato. Non ha voluto dire come si è procurato il coltello, ha difeso tutti, anche il ragazzo ferito, perché si vergogna di far sapere che avrà paura del suo compagno. Non è un delinquente, qualcuno gli ha passato il coltello e lui non ha voluto dire chi è stato. Ora sono tutti contro di lui, ma qualcuno ha armato la sua mano“.