Bernardo Capriotti è l’emblema dell’uomo che ha saputo costruirsi la fortuna con le sue stesse mani e nel suo caso, “la fortuna” è un autentico impero.
Capriotti nasce da una famiglia di industriali tessili, cotonieri; terminati gli studi in legge con la laurea viene mandato dal padre negli Stati Uniti per impratichirsi nell’industria del cotone e della meccanica tessile. Lavora nelle catene di montaggio di carde, ring, telai, oltre che alla borsa cotoni di Wall Street. Dopo un anno di permanenza torna e, all’inizio del 1952, comincia il suo lavoro nell’industria di famiglia in Brianza. Nell’estate del 1952, dopo la morte del padre, si trova a gestire l’impresa.
Nel 1957 si presenta l’opportunità di partecipare alla fondazione della prima società di supermercati in Italia, iniziativa di Nelson Rockefeller. Caprotti continua tuttavia il suo lavoro nel tessile e solo nel 1965 comincerà a occuparsi dei supermercati a tempo pieno. Rockefeller tre anni prima aveva ceduto la maggioranza dell’azienda alla famiglia Caprotti. La catena assume la denominazione di Esselunga. Negli anni viene creata una catena di 140 punti di vendita e alcuni grandi centri alimentari, tutti centralizzati riforniti da un centro di distribuzione unico: grandi negozi con reparti dedicati ai vari specifici settori, frutta e verdura, gastronomia, vini.
Una carriera suggellata da un libro, presentato il 21 settembre 2007 a Milano dal titolo Falce e carrello.
Nel gennaio del 2010 riceve una laurea honoris causa in architettura all’università La Sapienza di Roma.
Morto a 90 anni, il 30 settembre 2016, presso la Casa di Cura Capitanio di Milano, a una settimana dal suo novantunesimo compleanno, Caprotti verrà ricordato come uno degli imprenditori più rinomati e capaci della storia italiana.
Lo scorso ottobre, i dipendenti di Esselunga regalarono al loro fondatore, per festeggiare i suoi 90 anni, una pagina di auguri sul Corriere della Sera e su The Wall Street Journal .
Bernardo Caprotti pochi giorni dopo li ringraziò con una lettera che oggi risuona come una sorta di testamento spirituale. «Novant’anni sono un bel traguardo. Però anche un’evenienza problematica», si legge nella replica del patron di Esselunga.
Grande apprensione era legata all’apertura del testamento per conoscere le sorti future della catena di supermercati da lui fondata.
Bernardo Caprotti ha lasciato il controllo della holding di Esselunga, alla moglie Giuliana Albera e alla figlia Marina. A loro ha infatti destinato la quota del 25% di cui poteva disporre. Insieme alla ‘legittima’ le due donne avranno il 66,7% del capitale. Oltre alla quota di legittima in Supermarkets Italiani, che assegna in tutto ai tre figli il 50% della holding (16,6% ciascuno), i figli del primo matrimonio, Violetta e Giuseppe si vedono assegnare il 22,5% a testa della Villata la società che possiede parte del patrimonio immobiliare di Esselunga. Il restante 50% va alla moglie di Bernardo Caprotti e alla terza figlia, Marina. Il Cda di Supermarkets Italiani, la holding che controlla Esselunga, ha deciso “in considerazione della scomparsa del dottor Bernardo Caprotti, di non dar corso, allo stato, ad operazioni relative alla controllata Esselunga”. Lo si legge in una nota diffusa al termine del board, riunito oggi a Milano, che ha cooptato e nominato presidente Piergaetano Marchetti al posto del fondatore.
Il consiglio di amministrazione di Supermarkets Italiani si è riunito per ricordare la figura del presidente, dottor Bernardo Caprotti, scomparso venerdì scorso. Tutti i consiglieri della società che controlla Esselunga “hanno espresso gratitudine ed hanno reso omaggio alla figura del fondatore per la straordinaria storia imprenditoriale di cui è stato protagonista e che ha consentito ad Esselunga di diventare leader riconosciuto a livello internazionale nel settore della grande distribuzione”.