6.297: un numero al quale corrispondono altrettante storie.
Storie di vite salvate, sopravvissute all’inferno della guerra e alla condanna della povertà: 6.297 sono i migranti che stanno sbarcando nei porti di Sicilia, Calabria e Campania dopo le numerose operazioni di salvataggio eseguite nel Canale di Sicilia, con il recupero anche di nove cadaveri. Una mattanza di vite che rivendicano il legittimo diritto alla vita e che continuano ad evidenziare l’impellenza di intervenire adottando provvedimenti politici seri risolutivi.
Mentre al sud i porti si preparano ad accogliere, dal nord giungono segnali di inequivocabile chiusura. Nelle ore precedenti, “il giornale” ha pubblicato un articolo dall’esordio già indicativo: “Tutti sanno che quei 600 migranti abbandonati nell’ex caserma Serena di Casier possono diventare un problema. Anzi: già lo sono. Per due motivi: il primo, che finiscono con l’essere dediti all’ozio; secondo, perché posso rompere gli equilibri cittadini.”
“L’ozio ostentato dei migranti”: si legge a caratteri cubitali.
“Il sindaco del Pd, Giovanni Manildo, – si legge nell’articolo – sa bene che i “seicento rifugiati accolti nella ex caserma Serena di Casier, a pochi chilometri dal centro di Treviso, e lasciati a far nulla tutto il giorno, siano una bomba innescata, ma ben attento a non darlo a vedere”.
Il fatto è che sebbene lo Stato organizzi (e paghi) attività per i richiedenti asilo, questi si guardano bene dal partecipare. Non vanno nemmeno alle lezioni di italiano che dovrebbero essere il primo modo per assicurarsi corretta integrazione. Il sindaco ammette, quindi, che “l’ozio ostentato da parte dei migranti sia parecchio ostativo alla serena convivenza”, anche se si affretta a dire che qualcosa per migliorare l’organizzazione del tempo si sta facendo. “Ostentato” nel senso che l’Italia alcune attività le organizza pure, ma loro non partecipano. Quindi la nullafacenza non è imposta, ma voluta.
Il problema è che a breve mancheranno i soldi. Il ministero dell’Interno è infatti in ritardo col pagamento delle cooperative e delle aziende che assicurano assistenza ai migranti. E quando non ci saranno più risorse…cosa si fare? Nessuno lo sa. E a Treviso hanno paura che i migranti possano cadere nelle mani dei racket e finire a chiedere l’elemosina oppure a fare furti. L’alternativa all’ozio ostentato.”