A distanza di cinque anni, gli inquirenti sono giunti a una svolta risolutiva in merito alle indagini relative all’omicidio di Andrea Ottaviano, 43 anni, nipote di Vincenzo Mazzarella ritenuto il boss dell’omonimo clan, arrestato nel 2004.
Ottaviano era rimasto vittima di un agguato nel quartiere napoletano di Poggioreale. I proiettili lo avevano centrato all’addome. Trasportato e ricoverato all’ospedale S. Giovanni Bosco, le sue condizioni erano apparse subito gravi e morì in ospedale il giorno successivo.
Il clan Mazzarella in quegli anni ha cercato di estendere la sua influenza da San Giovanni a Teduccio e Poggioreale al centro cittadino, scontrandosi con gli interessi dei clan rivali, Contini e Rinaldi in primo luogo.
L’omicidio di Andrea Ottaviano è maturato proprio nell’ambito degli affari della famiglia del clan Mazzarella.
Un giro di affari legato alle estorsioni che scatenò, nel 2011, l’omicidio di Andrea Ottaviano.
La sua ‘colpa’, fu quella di aver preso il posto di boss, nella gestione dei quartieri Duchesca e Forcella, del cugino Luciano Mazzarella che nel frattempo era finito in carcere.
Una ‘carriera’ che Mazzarella cercò di bloccare, una volta scarcerato: e lo fece uccidendo Ottaviano.
Dopo cinque anni la Procura di Napoli ricostruisce quanto accaduto: durante la giornata di ieri, 3 ottobre, i carabinieri, coordinati dalla Dda, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare per quattro persone: due già in carcere e due donne ai domiciliari. Secondo quanto accertato, anche grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, fu dunque Luciano Mazzarella ad uccidere Ottaviano e, nello sviare le indagini, è risultato determinante il ruolo di due donne che, dopo l’agguato, ripulirono la scena del crimine, piena di sangue, per evitare qualsiasi collegamento con Mazzarella.