La dea bendata bacia Pozzuoli, in provincia di Napoli: 5 milioni di euro sono stati vinti con un biglietto del “Nuovo Maxi Miliardario” acquistato in una tabaccheria del quartiere popolare di Toiano. Il tagliando, da 20 euro, è stato comprato tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto, ma la notizia è stata diffusa solo oggi dai Monopoli di Stato a Vincenzo D’Orsi titolare della tabaccheria in cui un trentenne, a quanto pare, ha acquistato il fortunato biglietto. La tabaccheria si trova di fronte all’ingresso principale del comune di Pozzuoli, in via Tito Livio: il neo milionario, molto probabilmente, è un avventore occasionale.
L’uomo di circa 30 anni, ha grattato il numero “52” e si è aggiudicato i 5 milioni di euro messi in palio da “Nuovo Maxi Miliardario”.
Un colpo di fortuna, perché una vincita del genere non è supportata da alcuna logica né strategia: vallo a spiegare ai giocatori compulsivi.
Coloro che, invece, in quella stessa tabaccheria, così come in tantissime altre, quotidianamente adempiono al ruolo degli autolesionisti piantoni dell’utopistica speranza di pescare il biglietto vincente che possa risolvere i loro problemi. Menti logorate da una delle dipendenze più distruttive ed autolesionistiche che spinge il giocatore in un pericolosissimo baratro.
Il gioco cosparge rovina e disperazione nell’esistenza di chi decide che quello deve essere il diabolico veleno da iniettare nella propria quotidianità, quello chiamato ad inondare psiche e linfa vitale, fino a logorare tutto: serenità, emotività, equilibrio, oltre che le finanze
In realtà, il gioco è un vortice di mestizia nel quale, chi rimane travolto, sprofonda con la medesima repentina e straziante impotenza di chi si imbatte nella spietata e truculenta morsa delle sabbie mobili.
Per comprendere quanto radicato sia il vizio del gioco nella nostra società e quante persone annegano nella costernazione e nella precarietà che inducono a rilevare in un “gratta e vinci” un’effimera e chimerica ancora di salvezza alla quale aggrapparsi, è sufficiente gironzolare tra le tabaccherie.
Dalla zona collinare ai quartieri, passando per la provincia, in ogni tabaccheria le scene che tristemente si ripetono, tutti i giorni, sono le medesime.
Donne che freneticamente grattano quel brandello di speranza intriso nel cartoncino che premurosamente stringono tra le mani, insieme alla labile aspettativa di una vita migliore, più “ricca”, fondamentalmente, di quella serenità avulsa dalle preoccupazioni insite nell’incertezza legata alla precarietà che demarca l’era moderna, simile a quella di un padre che non sa se riuscirà a pagare la retta universitaria di suo figlio o di una madre che vorrebbe concedere un pranzo più congruo alla sua famiglia o di un novello sposo che non sa se riuscirà a pagare la rata del mutuo o la bolletta della luce o di un’anziana, stanca di vivere di stenti e sacrifici, ancora e sempre.
Assurdo, paradossale, illogico, insensato che a “giocare”, prettamente, siano proprio “i precari” ed “i disperati”, quelli chiamati ad improvvisarsi equilibristi per imparare celermente a fare i salti mortali per far quadrare i conti.
Accade perché, abilmente, quei nomi, beffardi e millantatori: “turista per sempre”, “oro e diamanti”, “mega miliardario”, “maxi miliardario”, “sbanca tutto”, “cominciamo bene”, “un mare d’oro”, “una barca di soldi”, “magico tesoro”, “mi sento fortunato”, “portafortuna”, fanno sì che quei “cartoncini magici” si travestano da “ultima spiaggia” nella quale approdare per ambire alla conquista di una lauta somma utile per “mettere le cose a posto” e fuggire da quella schiacciante ed insopportabile realtà.
I “gratta e vinci” disseminano la speranza di una vita migliore ed i loro nomi, così come gli slogan e le pubblicità che li introducono, legittimano a sognare.
In verità, la vincita importante, come quella avvenuta nel puteolano rappresenta “l’evento straordinario”, quello che, invece, scandisce la quotidianità è la sconfitta di questa tipologia di tossici che accantonano “la fame da grattino” solo dopo aver speso tutti i soldi che avevano in tasca.
Comprendi quanto è devastante quella dipendenza e come siano distruttive le conseguenze che apporta alla psiche ed anche alle vite delle sue impotenti vittime, quando, dopo aver più e più volte “grattato a vuoto”, il giocatore si imbatte in un vincita che potrebbe fargli almeno recuperare la somma giocata fino a quel momento ed, invece, la richiesta indirizzata al rivenditore è sempre la medesima: “Me ne dia un altro”.
Possono andare avanti così per ore, finché le tasche non urlano: “Basta!”
Perché vuote e stanche di assistere a quell’autolesionistico e deleterio scempio.
Il gioco distorce la visione della realtà e non “arricchisce”, ma “impoverisce”, non solo le tasche, bensì inaridisce l’anima e soggioga la mente, rendendola incapace di godere delle vere ricchezze della vita. Il giocatore è un bugiardo, arrivista, nevrotico, isterici e soprattutto fragile individuo.
E la consapevolezza che si può davvero diventare miliardari grazie a un “gratta&vinci” sortirà un effetto ancor più devastante su quelle vite barcollanti.