Il mare continua a mietere morti.
L’odissea dei migranti continua a mostrare un’indomabile e naturale predisposizione alla tragedia.
Cinque morti. Questo l’ultimo bilancio rilevato nel corso delle ennesime operazioni di salvataggio in mare dei migranti partiti dalla Libia per arrivare in Italia. Sono stati sei gli interventi coordinati dalla Guardia costiera ed effettuati dalle navi che monitorano il Canale di Sicilia.
Tra le cinque vittime arrivate due giorni fa al porto di Augusta ci sono anche due donne incinte.
Una 36enne sudanese, che si era imbarcata insieme al marito e alle due figlie, e una donna nigeriana. Sui loro corpi, e sugli altri tre cadaveri – un ventenne del Bangladesh ed altre due donne che devono essere ancora identificate – domani mattina, a partire dalle 10.30, inizieranno le ispezioni al cimitero di Siracusa.
I cinque migranti arrivati morti sono stati portati nel porto siracusano insieme a 653 sopravvissuti. Un gruppo di 115 viaggiava su un gommone recuperato da Nave Bersagliere della Marina militare; altri 19 erano su una piccola imbarcazione soccorso da nave Topaz Responder; su un altro gommone erano stipati in 164, recuperati dalla Nave James Joyce della Marina militare irlandese.
Il Gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina della Procura di Siracusa ha fermato sei scafisti: due senegalesi, e quattro originari di Gambia, Ghana, Sudan e Costa D’Avorio.
I migranti avrebbero pagato ai libici organizzatori del viaggio alcuni duemila dollari, altri mille dinari libici. Tutti sono partiti dal porto di Sabrata, in Libia.