Proprio alla vigilia dell’arrivo a New York di Barack Obama, Matteo Renzi e altri 191 capi di stato e di governo, che parteciperanno domani al summit sui rifugiati e poi all’assemblea generale dell’Onu, un ordigno è esploso durante la serata di sabato, 17 settembre, alle 20.30 ora locale – 2.30 italiane – sconvolgendo il quartiere di Chelsea, nella parte West di Manhattan e ferendo 29 persone.
Un secondo ordigno – una pentola a pressione con un cellulare e dei fili elettrici attaccati – è stato ritrovato poco dopo, ancora inesploso, a quattro isolati di distanza: il sindaco ha annunciato che l’intero isolato è stato evacuato.
L’ordigno inesploso è uguale a quello che provocò la morte di numerose persone durante la maratona di Boston nel 2013. Già nel pomeriggio le forze dell’ordine avevano dato notizia di una bomba esplosa in un cassonetto sul circuito di una maratona da 5 chilometri organizzata a Seaside Park, in New Jersey, a favore dei marine. La corsa è stata poi annullata. De Blasio ha escluso collegamenti tra le due esplosioni. Circa mezz’ora prima dell’esplosione della bomba, nove persone sono state ferite a coltellate in un centro commerciale a St. Cloud, un centinaio di chilometri a nord-ovest di of Minneapolis, in Minesota da un uomo che inneggiava ad Allah e che poì è stato ucciso.
“Era un soldato dello Stato islamico”, è stata la rivendicazione apparsa su Amaq, il network dell’Isis. E anche gli investigatori dell’Fbi si stanno muovendo in questa direzione. Ma, secondo gli inquirenti, non c’è al momento alcun elemento che colleghi l’aggressione a colpi di coltello con l’esplosione di Manhattan.
La deflagrazione è avvenuta alla 20.30 di sabato sera quando la vita notturna di New York era in pieno svolgimento. Dalle prime ricostruzioni, sembra che l’ordigno fosse stato nascosto in un cestino metallico dei rifiuti all’angolo della 23ma strada e della Sesta avenue, una zona elegante, piena di negozi e locali. Ad un paio di isolati a nord c’è Eataly, il Flatiron Building, mentre proprio nel punto delle esplosioni ci sono due tra i più grandi supermercati di New York: Trader Joès e Fairway. Più a ovest c’è Wholefoods. Secondo quanto ha riferito l’emittente della città New York 1, non c’è stata alcuna evacuazione di edifici.
È stata una volante della polizia a sentire il botto ieri sera e ad avvertire per prima la centrale. Mentre la gente fuggiva e si sentivano urla di panico, sono giunte decine di ambulanze e di mezzi dei pompieri, assieme a centinaia di agenti, che erano già in stato di pre-mobilitazione in vista del summit di domani. Tutta l’area è stata isolata e setacciata, con gravi ripercussioni sul traffico e per la mobilità dei cittadini della zona. Due linee della metropolitana sono state fermate. E gli uomini della Joint terrorism task force, il gruppo di coordinamento tra Fbi e autorità locali, hanno cominciato le indagini, focalizzandosi sulle telecamere di sorveglianza, mentre televisioni e fotografi facevano rimbalzare le immagini di Chelsea in giro per il mondo.
Barack Obama, che in quel momento partecipava assieme a Hillary Clinton a un pranzo di gala del Black Caucus a Washington, l’organismo che raccoglie i parlamentari afro-americano, ha subito ricevuto un resoconto dettagliato dell’accaduto. “Continuiamo a tenere aggiornato il presidente su ogni sviluppo”, ha fatto sapere la Casa Bianca. Un’altra esplosione nel New Jersey. Nel pomeriggio di ieri, poco prima dell’incidente di Chelsea, c’era stata un’altra esplosione nel vicino stato del New Jersey, ma – secondo il sindaco De Blasio, che ha partecipato a una conferenza stampa assieme a James O’Neill, da poco insediatosi come capo della polizia al posto di William Bratton – non c’è nessuno collegamento tra i due episodi, come invece qualcuno aveva detto in un primo momento, ipotizzando una catena.