E’ morto alla vigilia della pubblicazione di “Nostalgia”, il suo ultimo romanzo che completa la trilogia dei quartieri di Napoli, raccontando la Sanità (dopo la Bagnoli della fabbrica e la Ferrovia, finalista al premio Strega nel 2008): a ottobre sarà in libreria per Feltrinelli. L’ultima volta che si è visto in pubblico a Napoli è stato nel 2014, per la presentazione della lista di Tsipras alle ultime elezioni europee. Profondo il cordoglio delle istituzioni e del mondo del lavoro e della cultura.
Ermanno Rea, scrittore e giornalista, riferimento della sinistra italiana per un lungo periodo, presidente del Premio Napoli, che aveva riportato alla vita dopo anni di assenza, è morto nella sua casa romana a 89 anni.
Napoletano, nei libri aveva cominciato a occuparsi del nord, con “Il Po si racconta. Uomini donne paesi e città di una Padania sconosciuta (1990), per passare poi, due anni dopo a uno dei grandi misteri della storia italiana, “L’ultima lezione. La solitudine di Federico Caffè scomparso e mai più ritrovato”. Sempre in bilico tra narrativa e saggistica, Rea vince il premio Campiello con “Fuochi fiammanti a un’hora di notte nel ’99, il romanzo che era uscito un anno prima. Apprezzato autore Feltrinelli, era stato anche autore nel 2011 del saggio “La fabbrica dell’obbedienza. Il lato oscuro e complice degli italiani” e “1960”. Nel 2012 esce un libro di sue fotografie “Io reporter”. Ravvicinatosi a Napoli – una riscoperta che aveva documentato nel libro “Mistero napoletano” edito da Einaudi – negli anni della presidenza del Premio Napoli, affidatagli dall’allora sindaco e poi presidente della Regione Antonio Bassolino, nel 2002 pubblicò con Rizzoli “La dismissione” (ristampata nel 2014), su uno dei suoi temi ricorrenti, Bagnoli e l’ex fabbrica dell’Ilva. “Mistero napoletano” (1995) è con “La dismissione”il suo libro più noto, che suscitò anche polemiche in seno al Pd di allora, per la critica al vecchio Pci di cui racconta anni cruciali a Napoli, gli anni Cinquanta attraverso la storia di Francesca Spada, intellettuale e comunista, critico musicale dell'”Unità” e moglie di Renzo Lapiccirella, anche lui intellettuale e comunista con una posizione critica all’interno del partito. Con “Il sorriso di don Giovanni”, nella figura di Adele, maestra di strada, donna di sinistra e appassionata lettrice, Rea torna a riproporre sotto altre spoglie il personaggio di Francesca Spada: la sua storia, chiusa bruscamente da un suicidio, il venerdì santo del 1961, ha continuato a ossessionare lo scrittore negli anni successivi. Ne parlerà ancora nel libro con due racconti: “La comunista”, uscito da Giunti nel 2012. Nel ’96 “Mistero napoletano” vinse il premio Viareggio. E Rea tornò a investigare facendo un salto indietro nel tempo per scrivere il libro “Il caso Piegari. Attualità di una vecchia sconfitta”, una storia di Napoli che la città ha dimenticato: la vicenda del leader del Gruppo Gramsci napoletano, Guido Piegari, accusato dai vertici del Pci di quegli stessi anni Cinquanta, raccontati in “Mistero napoletano”, di essersi allontanato dai dettami del partito. Il piccolo saggio di Rea racconta come Piegari, che aveva come braccio destro Gerardo Marotta, poi fondatore dell’Istituto italiano per gli studi filosofici, venne espulso e trattato come un disabile mentale, fino alla sua morte, avvenuta nel 2007. Gli anni napoletani hanno convinto lo scrittore a far uscire nuovamente in libreria anche “Napoli Ferrovia”, scritto nel 2007, che esplora il quartiere “più inospitale” è allo stesso tempo più internazionale di Napoli.