Napoli potrebbe ospitare le Olimpiadi? Secondo De Magistris sì. Ottimista e fiducioso si è mostrato il sindaco della realizzazione di un simile progetto per la città partenopea, che lui stesso ha lanciato nell’intervista di ieri mattina su Rtl 102.5. Il primo cittadino non si è trattenuto dal commentare la situazione di tribolazione in cui è scivolata Virginia Raggi, l’attuale sindaco di Roma dal 22 Giugno; nonostante le circostanze non chiare di corruzione, la capitale resta candidata ai giochi olimpionici per il 2024. Il lavoro del Comitato Roma2024 prosegue e il fattore “denaro pubblico sporco” deve essere preso in considerazione, ma non demonizzato al punto da bloccare qualsivoglia buona iniziativa per rilanciare un luogo di un certo livello. Se Roma può farlo, perchè Napoli non dovrebbe?
Napoli Olimpiadi 2024: alcune delle tante difficoltà
Infatti De Magistris ha evidenziato che “il ragionamento della politica onesta deve dire: c’è un’opportunità che va gestita con le mani pulite“. Certamente, bisogna non voler speculare per prevenire atti poco leciti e bene alla larga da scontrini e conti in regola, ma anche se l’intera classe politica di una città come Napoli fosse immacolata come neve, basterebbe la semplice volontà per portare avanti questa candidatura? Magari c’è bisogno di fondi nelle casse del Comune e di infrastrutture sportive, molte delle quali fatiscenti. Lo stadio Collana è forse uno dei casi più tristi di degrado dell’intera regione: affiancata dalla fermata metropolitana di Quattro Giornate, la struttura sarebbe frequentata tanto dai vomeresi quanto da molti altri residenti in quartieri adiacenti o collegati dalla Linea 1, le piste e il campo di basket sarebbero luogo di integrazione fra ragazzi e atleti professionisti, ove maturarsi nel corpo e nella mente. Dobbiamo usare il condizionale, dato che lo stadio al momento è abbandonato a se stesso e le mura lasciate marcire dall’umidità. Neppure la Piscina Scandone e il Palazzetto dello Sport Mario Argento sono esenti dall’incuria e stato di abbandono: costruite in occasione dei Giochi del Mediterraneo nel 1963, erano il simbolo di una città messa in pari con capitali e metropoli internazionali, finalmente riconosciuta adatta ad ospitare eventi sportivi di rilevanza mondiale. Adesso simboleggiano qualcosa di meno nobile.
Ma anche qualche speranza per le Olimpiadi
Le difficoltà sono tante ma è giusto, anzi, doveroso che il Comune faccia del proprio meglio per il bene collettivo: le Olimpiadi porteranno turisti e atleti da ogni angolo del mondo, gli sponsor ricompenseranno le casse comunali un po’ svuotate e il fascino dello sport -ben oltre il calcio- influenzerà bambini e ragazzi, conducendoli verso la strada del sacrificio e dell’etica. Prima ancora però le Universiadi 2019, di cui abbiamo già trattato in precedenza, faranno da banco di prova, sia per le strutture alberghiere e turistiche che si occuperanno di 15mila atleti sia per gli impianti sportivi: quelli in cattivo stato come i sopraccitati Collana, Scandone e Mario Argento potrebbero conoscere una ristrutturazione che darà una svolta alla loro storia, così come di Napoli intera. Ancora, da ricordare l’edizione 2012-2013 dell’America’s Cup che è stata una “seconda Pasqua“, citando Federalberghi, con un incremento dell’80% delle pernottazioni negli hotel.
Per le Universiadi ci sono ancora tre anni di tempo, per le Olimpiadi oltre un decennio: pensare in grande è una mossa efficace per risanare Napoli, raffigurata dai media come città di mille opportunità o di totale anarchia a seconda della gerarchia delle notizie sui quotidiani. Affianco all’idea ci vuole l’impegno tangibile, il coinvolgimento con le persone e la messa in sicurezza in più sensi -dagli appalti truccati alla micro-criminalità-. Sarà difficile ma non impossibile.