La camorra affonda le sue lugubri grinfie anche lungo le strade della Napoli bene.
Non ci sono linee di demarcazione, né persone o luoghi immuni alle logiche criminali: la stesa maturata nella notte tra il 6 e il 7 settembre, lo comprova.
L’ennesima “stesa” ha scosso la quiete notturna di una città crivellata ripetutamente da raffiche di proiettili sparati verso il cielo o rivolti a “bersagli sensibili” da scooter in corsa. Stavolta è accaduto nella centralissima via Toledo.
Un segnale eloquente di agitazione: i clan, non solo del centro storico, hanno “il ferro caldo” e sono pronti ad i pugnali in ogni momento pur di giungere a conquistare lo scettro del potere criminale. Intorno alle 2 di notte, un gruppo di persone in scooter è arrivato da vico Sergente Maggiore e, all’incrocio con la strada di giorno frequentatissima da napoletani e turisti, ha esploso diversi colpi di pistola in aria, per poi ritornare, sempre in moto, nei Quartieri Spagnoli. I carabinieri hanno acquisito immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. La Scientifica dei militari dell’Arma ha trovato e sequestrato a terra 8 bossoli di pistola calibro 9. Nessun ferito, ma sarà un caso o si può leggere come un monito, un proiettile si è conficcato nel soffitto dell’appartamento del figlio di Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale ucciso dalla camorra cutoliana negli anni ’80 all’imbocco della Tangenziale.
Un raid messo a segno nelle ore immediatamente successive alla cerimonia commemorativa avvenuta nel poco distante Rione Sanità, in memoria di Genny Cesarano: il 17enne ucciso esattamente un anno fa, proprio da un proiettile vagante.