È un giorno inaspettatamente grigio e piovoso lungo le coste cilentane, in particolare.
Una tempesta di pioggia ha incupito il cielo, quasi per sottolineare anche ai più distratti dei vacanzieri che, oggi, è un giorno triste.
Anche Ciro Colonna avrebbe dovuto appropriarsi del suo consueto posto lungo quelle coste, com’era solito fare ogni anno, tutte le estati.
Lui e mamma Adelaide andavano a Paestum il prima possibile per godere appieno delle gioie che regala l’estate. Papà Enrico li raggiungeva nel weekend per poi trasferirsi in pianta stabile una volta in ferie, Mary, invece, ci andava per qualche breve periodo. Per la maggior parte dell’estate, Ciro e Adelaide erano in vacanza da soli e Ciro, a dispetto della sua giovane età, coccolava sua madre e la riempiva di attenzioni.
“I due fidanzati”: così li chiamavano amici e conoscenti, per sottolineare il legame forte che intercorreva tra loro. Ciro era un autentico inno alla vita, composto dalle note della solarità e della goliardia che durante il periodo estivo suonava la melodie più belle: ballava, scherzava con tutti, giocava a calcio, sbucava di continuo davanti agli occhi della madre per chiederle se volesse un caffè o una granita o se avesse bisogno di qualcosa.
Rideva Ciro, rideva sempre.
Rideva anche con gli occhi, rideva con lo spirito di chi sa creare armonia basandosi sui gesti più semplici e disinteressati.
Rideva perché amava la vita, Ciro.
E, oggi, due mesi dopo che tra la sua voglia di vivere e gli anni che gli restavano da percorrere è schizzato un proiettile che lo ha trafitto dritto al petto, anche il cielo è cupo e triste.
Anche il cielo ha spento il sole, per ricordare che quel sorriso, bello come il sole, è stato brutalmente e ingiustamente spento da un proiettile. Uno solo, dritto al petto.
Ciro Colonna, oggi, dovrebbe essere al mare con sua madre e al cospetto di un’ingiustizia così feroce, oggi, a distanza di due mesi da quel tragico giorno, anche il cielo piange.