A San Marcellino, in provincia di Caserta, i carabinieri del Ros si sono attivati, sotto la coordinazione della Procura di Santa Maria Capua Vetere, per mettere sotto custodia cautelare un gruppo di otto stranieri, indagati per associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Durante le indagini che hanno portato all’arresto, gli inquirenti hanno scoperto un traffico di migranti, che prevedeva la falsificazione di documenti e finti contratti di lavoro, distribuiti, in cambio di denaro, da aziende tessili compiacenti per permettere ai clandestini di ottenere il permesso di soggiorno in Italia.
A capo di questa organizzazione criminale c’è un tunisino di 41 anni, Mohamed Kamel Eddine Khemiri, indagato dagli uomini del Ros anche per terrorismo internazionale. Khemiri, soprannominato dagli amici “Bin Laden”, si definiva infatti sui social un’isissiano:
“Sono isissiano finché avrò vita, e se morirò vi invito a farne parte”
così avrebbe scritto in una conversazione intercettata su Facebook. Proprio tramite i social network le autorità avrebbero seguito il processo di radicalizzazione di Khemiri, sviluppatasi progressivamente a partire dagli attentati di Parigi del 7 e 8 gennaio 2015, quando furono uccisi i giornalisti di “Charlie Hebdo”. Secondo il pm l’uomo era pronto a morire e commettere attentati nel nome del Califfato, ed inoltre svolgeva un ruolo propagandistico sui social, pubblicando immagini e video con messaggi dei jihadisti.
Khemiri viveva a San Marcellino, in un’abitazione, dove avvenivano anche gli scambi dei documenti fasulli, posta sopra una moschea, la quale nega qualsiasi coinvolgimento nella vicenda, anzi, l’Imam Nasser Hidouri afferma:
“Non mi sono mai accorto della sua radicalizzazione e non ho mai visto i suoi profili Facebook”.
L’uomo era già sorvegliato da diverso tempo e nei mesi scorsi la procura di Napoli aveva già richiesto l’arresto, che tuttavia è stato rifiutato dal giudice per mancanza di gravi indizi, fino all’altro ieri, quando è stato posto sotto custodia cautelare.
Intanto iniziano i primi segnali di allarme da parte del procuratore Roberti, il quale afferma che l’Italia potrebbe essere al centro dello smistamento dei jihadisti in tutta Europa:
“L’indagine campana dimostra che c’è il rischio che soggetti vicini al jihadismo possano entrare nella gestione dei traffici migratori”.