Clan indeboliti e depauperati di reclute e forze dalle faide e dagli arresti. Allora, per sopperire alle difficoltà economiche dovute alla diminuzione degli introiti per la pesante perdita di affiliati, scelgono di puntare tutto su di loro: i giovani, le nuove leve dei clan, i “baby-boss”, gregari giovanissimi e pronti a tutto per dimostrare di essere all’altezza della “chiamata”, galvanizzati dagli effetti sortiti da quella che appare una moda a tutti gli effetti: ragazzi – talvolta ragazzini – sfrontati e cattivi, cinici e anaffettivi, resi aridi di sentimenti e lucidità da un pericoloso mix di uso compulsivo di droghe – cocaina in primis – e un addestramento impartito fin dai primi vagiti che li cresce, li educa e li predispone a delinquere.
La camorra come obiettivo e credo, religione e principio ispiratore, unica strada e unica professione possibile.
La cronaca contemporanea seguita a sottolineare quanto i giovani siano perfettamente e saldamente compenetrati nel tessuto criminale.
“Dacci i soldi per i compagni carcerati”: questo il monito che Alessandro Festa, 18 anni computi tre mesi fa, originario di Miano, già noto alle forze dell’ordine e ritenuto vicino al clan camorristico del “Lo Russo”, i cosiddetti “Capitoni” di Miano, rivolgeva ai titolari di importanti strutture ricettive dell’area di Marianella.
Il clan Lo Russo, organizzazione criminale egemone nell’area nord di Napoli, sensibilmente indebolito dal susseguirsi di inchieste giudiziarie che hanno portato in carcere gli esponenti di spicco del clan, si vede costretto a puntare sui giovani e punta su di loro anche per imporre il pizzo ai commercianti e agli imprenditori. Giovani con un modo di porsi ed imporsi violento e diretto.
Giovanissimi che si impongono senza esitare. Azioni plateali, dirette, per far notare ai cittadini che nonostante le ferite il clan vuole mantenere il controllo forte sul territorio. E nelle maglie di questi rampolli della criminalità organizzata è finito il titolare di una struttura ricettiva nella zona di Piscinola-Marianella.
Sopraggiunto all’improvviso con lo scooter, il giovane esattore ha affrontato la vittima chiedendo diverse centinaia di euro a cadenza periodica per i “compagni di Miano carcerati”. Qualche ora dopo però ha trovato ad attenderlo i carabinieri di Marianella e del nucleo operativo della compagnia Vomero che l’hanno tratto in arresto per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Il giovane è stato arrestato subito dopo aver stretto tra le mani la somma di denaro estorta con metodo mafioso. Dopo le formalità di rito è stato tradotto nel centro penitenziario di Secondigliano.