Una giornata piena di armonia e colori, quelli della street art, per effetto delle opere realizzate dai writers in loco, in tempo reale, con mezzi per amore dell’arte e per abbellire un parco che di interventi di riqualifica ne avrebbe bisogno a bizzeffe.
Poi ci sono i ballerini di Breakdance che con la loro battle inculcano ai più piccoli il desiderio di provare ad imitare quelle mosse apparentemente scriteriato. L’estro, il brio, il coinvolgimento che solo le rime di rap sanno inculcare, al pari della musica che intrattiene e diverte, senza troppi effetti speciali e magheggi.
Il Block Party Est Jam 2016, a dispetto della combinazione di fattori non favorevoli alla riuscita dell’evento, – ovvero, una domenica tra le più calde dell’estate non solo in termini climatici, ma soprattutto in chiave partenza e voglia di mare, – ha visto convergere una quantità considerevole di giovani all’interno del parco De Simone di Ponticelli.
Un evento ideato anche e soprattutto per riscattare il quartiere e sottolineare l’ovvietà di un concetto che, tuttavia, nell’immaginario collettivo fatica a vedersi riconoscere come scontato: nelle periferie dove la camorra impazza e infervora la quiete cittadina, esistono tantissimi ragazzi che sanno appassionarsi ad altro: all’arte dei graffiti, alla Breakdance, al rap, spettatori o protagonisti, poco importa, la cultura hip hop macina una quantità considerevole di consensi, seguito e adesioni.
Dal mattino fino a tarda sera, i ragazzi che hanno partecipato alla Jam hanno dato vita ad una giornata animata da emozioni genuine e sincere.
Una Jam che accende i riflettori sui limiti e le mancanze di un luogo meraviglioso, come il parco De Simone, ridotto alla carcassa del gioiello che potrebbe essere: un aspetto palesato in tutta la sua lampante oggettività al calar del sole, quando, per effetto di un impianto di illuminazione inesistente, la manifestazione è proseguita in un contesto surreale.
A dispetto del buio figlio del degrado e dell’abbandono, emblema delle problematiche che strozzano le periferie, due stelle hanno illuminato i cuori dei presenti: Ciro Esposito e Ciro Colonna.
La Jam, organizzata nello stesso quartiere in cui meno di due mesi fa la camorra ha consegnato alla città l’ennesima vittima innocente da piangere: Ciro Colonna, 19 anni, nato e cresciuto nel Lotto O di Ponticelli ed è anche lì che la morte l’ha colto alla sprovvista, un martedì pomeriggio qualunque, tristemente tramutatosi nell’ultimo per il giovane.
Pertanto, i ragazzi della #ZonaEst hanno voluto dedicare la Jam proprio a lui, a Ciro Colonna. Così, prima del live show, atto conclusivo della Jam, Mary Colonna, la sorella di Ciro, ha preso la parola per rendere memoria al ricordo del fratello e ha anche ribadito l’importanza di darsi da fare per dimostrare che Ponticelli, la periferia est, è anche altro ed è soprattutto quello che quei ragazzi hanno portato in scena nel Parco De Simone. Prima di lei, la mamma d’Italia, Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ucciso in seguito agli scontri avvenuti all’esterno dello stadio olimpico di Roma nel maggio del 2014, ha portato il suo messaggio d’amore e non violenza tra i giovani della periferia est.
Emozione e commozione, nelle parole di Antonella e negli occhi dei presenti, parole forti e sentite che hanno toccato il cuore dei ragazzi che hanno concluso la Jam dedicando un fragoroso applauso alle due stelle che hanno regalato i bagliori più belli e commoventi della giornata.