Il tanto atteso giorno per Napoli Est è ormai alle porte: domani, 31 luglio, Ponticelli accoglierà il primo Back Party Est Jam che radunerà tutti i più fervidi ed autorevoli esponenti della hip hop art della periferia orientale di Napoli, ben più nota per vicende di cronaca e camorra. Non ci stanno i ragazzi della #ZonaEst a lasciare il territorio e la sua reputazione in balia della criminalità e vogliono rivendicare questo legittimo senso di appartenenza riversando tutto il loro talento in uno dei luoghi-simbolo della periferia est: il parco De Simone di Ponticelli.
La Pankina Krew, una delle rap band più amate ed affermate della scena partenopea, sbocciata proprio tra il grigio della periferia orientale, una delle realtà musicali più prolifere ed attive in termini di riscatto del territorio è tra personalità fautrici della Jam.
Un evento voluto fortemente, anche da loro, soprattutto da loro, e leggendo le loro motivazioni è facile comprenderne il perché: “Dopo tanti anni siamo riusciti a riprenderci il quartiere in un modo molto genuino, – dichiara Ivanò, Mc de “La Pankina Krew” – mettendo tante teste insieme, si può fare qualcosa di buono, grazie al supporto dell’Associazione Ammontone studio che si muove sul territorio napoletano da un bel po’ di tempo, organizzando eventi e producendo dischi, forte di uno studio che ti permette di avere una qualità top.
Questa Jam è un evento che può fare solo bene al quartiere, anche perché non se ne vedono tante di situazioni simili a Ponticelli, se non quelle organizzate da noi o dai ragazzi della zona. La periferia non è una realtà nella quale si investe poco sotto quest’aspetto. Morta la sede della TCK e quel movimento, non sono nati più eventi di aggregazione basati sulla musica, sul rispetto e sui valori e sull’arte della cultura hip hop.
Si chiama Block Party Est Jam perché portiamo il concetto del block party, ma alla fine è la classica Jam con battle di breaking e rap, i live, musica dal mattino, writers tra cui alcuni degli esponenti più autorevoli e storici della periferia est, la maggior parte dei giudici, degli ospiti e delle persone che fanno parte del team organizzativo fanno tutti parte della zona est, ce la stiamo giocando in famiglia, stiamo facendo una cosa strettamente nostra alla quale invitiamo, però, tutti a partecipare, non vogliamo che vengano solo le persone della zona est. Il logo #ZonaEst è solo la firma identificativa di chi ha messo in piedi la Jam.
La scelta della location non è causale: nel Parco de Simone di Ponticelli hanno organizzato un’iniziativa simile molto tempo fa. È il posto in cui andavo a giocare da ragazzino, quando avevo 5-6 anni appena ho imparato ad andare in bici, era lì che mi recavo, una pedalata dopo l’altra. Quindi per me è un luogo che ricopre anche un valore affettivo, domani sarà il teatro che accoglierà una festa, diventerà un punto d’aggregazione. Inoltre, faccio presente che c’è tanto verde e quindi è il posto ideale dove possono recarsi anche famiglie e bambini per concedersi un bel pic nic.
Il messaggio che spero che questa Jam diffonda è che farsi la guerra è inutile, soprattutto tra persone dello stesso quartiere, della stessa città, della stessa nazione e dello stesso pianeta. Essendo un momento di aggregazione è un modo per incontrare persone che non vedi da un po’ di tempo, un’occasione per scambiare opinioni e trovare un punto d’incontro anche laddove non c’è mai. Nella musica, così come nella breakdance c’è tanta competizione.
La battle di rap, nasce da un’idea di Uncino: la water battle è una sfida a suon di rime all’insegna della pace. È ammesso che due mc che si sfidano si prendano in giro, ma ci sono modi e modi. Quindi ci saranno dei palloncini pieni d’acqua destinati a chi uscirà fuori dai binari, esibendo un linguaggio troppo volgare o rivolgendo insulti pesanti all’avversario. In quel caso, parte il gavettone. Lo facciamo per dire che finita la sfida, si è amici più di prima, senza portare rancori. Un po’ come dovrebbe essere nel calcio: sul campo rivali, ma negli spogliatoi e fuori dal campo si è tutti fratelli, anche se in ambito calcistico non accade quasi mai. Così deve essere anche per la musica che è un mezzo che deve unire le persone, la stessa Jam è un modo per aggregare persone. A prescindere da chi suona e organizza, una jam deve essere sostenuta, tra l’altro è un evento totalmente gratuito, a ingresso libero, noi non ci guadagniamo, anzi. I proventi ricavati dalle t-shirt che abbiamo stampato e dal cibo che verrà venduto, saranno il fondo cassa dal quel attingere i soldi per finanziare il Back Part Est Jam Volume 2 il prossimo anno.
Aggregazione, pace, amore. No alle pistole, no alla camorra, ma si a tanta musica: questo il messaggio che vogliamo portare in strada con la Jam.”
Sulla stessa lunghezza d’onda è sintonizzato anche il pensiero di Donix, voce femminile della krew: “la musica, il writing, la breaking sono delle forme d’arte e in quanto tali possono essere un veicolo per un messaggio di riscatto di queste zone, oltre che un modo per porre all’attenzione di chi di competenza la necessità di fare più progetti e manifestazioni, oltre all’impellenza di risanare anche gli spazi esistenti, come il parco de Simone, un luogo bellissimo, grande, collocato in un centro abitato dove tutti i bambini e le famiglie potrebbero trascorrere del tempo, ma non sono in condizioni di viversi la propria città, perché non viene curata. Quindi, la nostra azione è finalizzata sia ad avvicinare chi non conosce questo tipo di cultura ed arte che è l’Hip Hop e in più associare a questo un messaggio di maggiore attenzione per la periferia che rispetto al centro si vede sempre messa in secondo piano. Il nostro intento è mettere in piedi un’iniziativa per creare un momento di festa e condivisione, ma anche di riflessione.
La musica può fare tanto, può veicolare il messaggio, perché crea aggregazione, come tutto quello che ci fa divertire e può farci capire che, invece di scannarci tra di noi, ci dobbiamo unire per portare avanti i nostri diritti e rivendicare quello che ci spetta. Oltre a farci stare bene, la musica può essere un mezzo per comunicare con tutti allargando il messaggio anche a chi non pone attenzione a certe questioni. La musica può fare anche questo.
Ci sono ragazzi che partecipano a prescindere alle Jam, perché già vicini a questa cultura. Il nostro obiettivo è avvicinare le persone che non girano intorno a quest’ambiente e non lo conoscono, questo vuol dire estendere il messaggio non solo ai ragazzi, ma anche agli adulti e alle famiglie con i bambini, per avvicinare questi ultimi a discipline che li allontanano da certi contesti negativi. Una jam è una manifestazione che esibisce diverse forme d’arte che possono essere d’ispirazione per tutti, soprattutto per i bambini che saranno gli uomini del domani e possono formare la loro mente già da adesso attraverso questi eventi dandogli l’opportunità di no assistere sempre alle solite cose, ma aprirli anche ad altre vie, per fargli capire che esiste anche altro, oltre quello che vedono tutti i giorni sotto il loro naso. L’esperienza maturata in occasione della festa organizzata per i 10 anni de La Pankina Krew al Parco de Filippo, sempre a Ponticelli, lo conferma. Tanti bambini si son coinvolti ed interessati. I bambini erano i più felici e divertiti e ci richiedevano un altro evento da riproporre a stretto giro. Questo fa capire che c’è voglia e necessità di vivere eventi del genere. Fare sempre concerti al centro di Napoli fa in modo che la periferia resti un ghetto, a volte non arrivano neanche i manifesti di certi eventi da queste parti, ma restano solo al centro e nelle vie principali, sarebbe bello portare iniziative nella periferia, perché ci sono gli spazi e c’è anche la popolazione che ci vive che ne ha bisogno e richiede questo tipo di attività.”