Più entrate fiscali, effetti positivi sul piano sociale e sanitario grazie ai controlli di qualità delle sostanze vendute e contrasto alla criminalità organizzata: queste le motivazioni con le quali i 290 firmatari del ddl che legalizza cannabis e derivati legittima il ribaltamento della legge proibizionista del ’90, ripristinata dalla Corte Costituzionale dopo la bocciatura della più severa Fini-Giovanardi.
Il provvedimento renderebbe possibile la coltivazione per uso personale purché maggiorenni e in un numero limitato di cinque piantine di cannabis di genere femminile. Significa che dalla pianta si potranno utilizzare i fiori, che essiccati diventano marijuana, con un contenuto di principio attivo, il Thc, che varia dal 3 al 9%. Ma lavorate e compattate dalle piante di cannabis si può ottenere anche hashish (qui il Thc sale al 12-13%) o olio di hashish con quantità di principio attivo che salgono al 30%. Il ddl nulla dice sulla coltivazione di piantine modificate geneticamente. L’articolo 1 autorizza anche la coltivazione in forma associata, attraverso enti senza fine di lucro, sul modello dei “Maria social club” spagnoli. Per avviare la coltivazione basta inviare una comunicazione all’ufficio regionale dei Monopoli di Stato, indicando il luogo della coltivazione, con allegato un documento d’identità.
I maggiorenni potranno detenere fino a un massimo di 5 grammi di cannabis e suoi derivati. Il limite sale a 15 grammi se le sostanze sono conservate a casa. Resta il divieto di fumare cannabis «negli spazi pubblici o aperti al pubblico e nei luoghi di lavoro pubblici e privati». L’uso personale in casa è legalizzato, senza sanzioni penali, né amministrative, come sospensione della patente e del passaporto o le multe fino a mille euro.
Dovrà invece pagare dai 5mila ai 25mila euro chi si avventura a pubblicizzare, sia pure indirettamente marijana&Co.
Lo spaccio resta un reato, anche nei limiti di 5 e 15 grammi consentiti per l’uso personale o per la detenzione a domicilio. Ma il ddl autorizza la commercializzazione di cannabis e derivati, dietro autorizzazione del Monopolio: singoli privati, o associazioni di massimo 50 persone con fedina penale pulita, potranno coltivare cannabis e venderla in locali sullo stile dei coffee shop europei.
I prezzi al pubblico saranno decisi dal ministero dell’Economia. La tassazione sarà quella delle sigarette, la produzione dei prodotti della cannabis dovrà essere tracciabile e il Ministero della salute vigilerà su tipologie e caratteristiche del “fumo” in commercio. E’ vietata sia l’importazione che l’esportazione di piantine e prodotti derivati.
Sulla scia di varie leggi regionali anche il ddl apre le porte all’uso medico della cannabis. L’articolo 6 specifica che «è consentita la detenzione personale di cannabis e dei prodotti da essa derivati in quantità maggiori di quelle previste (…) previa prescrizione medica e comunque nel limite indicato nella prescrizione medesima», che deve contenere anche posologia e patologia per cui è prescritta la terapia a base di THC. Un decreto del Capo dello Stato disciplinerà la produzione a fini farmaceutici. Per la coltivazione saranno privilegiate le aree economicamente depresse.
I proventi da tassazione (c’è chi azzarda 8 miliardi l’anno) andranno per il 5% a un Fondo per la lotta alla droga. Il grosso servirà a sanare il bilancio pubblico. Le sanzioni amministrative finanzieranno interventi informativi ed educativi per prevenire il consumo di droga.
Il testo di legge va in Aula a Montecitorio, ma il voto sulla liberalizzazione della cannabis ci sarà soltanto a settembre. Tra polemiche e botta e risposta, oggi le Commissioni parlamentari hanno deciso di avviare formalmente la discussione generale, ma poi tutto si fermerà fino a settembre, quando si faranno i veri giochi.
Il testo presentato da Roberto Giachetti (Pd), contiene le “Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati” ed è la prima volta, nella storia parlamentare italiana, che un provvedimento di questo genere viene discusso dall’assemblea.