La strage del centro commerciale di Monaco, avvenuta pochi giorni fa e che ha causato nove vittime, ha lasciato una ferita difficile da rimarginare per molte persone. A rendere il boccone più amaro è il fatto che l’attentatore sia stato un ragazzino di appena 18 anni, suicidatosi poche ore dopo la strage in una stradina: Ali Sonoboly. Cosa sia passato per la mente di questo ragazzo in quei momenti, durati un’eternità per coloro che gli hanno vissuti, non possiamo immaginarlo, né possiamo capire come abbia potuto concepire un’idea così crudele e terribile.
Ali Sonoboly era residente a Monaco e possedeva il doppio passaporto, tedesco e iraniano. Figlio di un tassista e di una commessa, abitava con i genitori nel quartiere Maxvorstadt. Secondo alcune testimonianze dei vicini, Ali appariva come un ragazzo tranquillo e sorridente che la mattina si incamminava verso scuola e si comportava come gli altri ragazzi della sua età. Una vicina ha dichiarato:
“Era una brava persona, un buon tipo. Non l’ho mai visto arrabbiato né ho mai saputo di suoi problemi con la polizia o con il vicinato. Sorrideva sempre come una persona normale”
Ma la triste verità era in realtà un’altra: Ali Sonoboly viveva sì la sua vita da studente, alzandosi tutte le mattine, vestendosi, facendo colazione e poi dirigendosi verso la sua scuola, ma era anche un ragazzo che soffriva di crisi depressive per cui era già stato ricoverato nel 2012 a seguito di atti violenti, inoltre egli aveva anche un’insana passione per i delitti e le stragi, di fatti ammirava Tim Kretshmer, il 17enne tedesco che nel 2009 aveva fatto irruzione con un fucile automatico nella sua scuola a Winnenden. Altri particolari su questo ragazzo sono emersi da una dichiarazione di un ragazzo che andava a scuola con lui:
“Conosco questo tipo, si chiama Ali Sonboly. Era nella mia classe. Facevamo sempre del mobbing contro di lui a scuola. E lui diceva sempre che ci avrebbe uccisi”
Confermati dalla polizia che ha dichiarato di aver già conosciuto Ali, non come carnefice, bensì come vittima quando nel 2010 venne pestato da tre ragazzi. Il maltrattamento da parte degli altri ragazzi emerge anche dal discorso di Ali stesso rivolto ad un uomo che lo aveva insultato dal palazzo accanto al luogo della strage:
“Sono di qui, sono nato in Germania, in un quartiere povero dove vive gente che percepisce sussidio pubblico. Sono stato bullizzato per anni, ora ho una pistola per stendervi tutti”
Da queste parole emerge il ritratto di un ragazzo che era arrivato al limite, un ragazzo che è un terribile carnefice, ma che è in parte anche vittima che impone di pensare ai danni che il bullismo può provocare nella psiche delle vittime.
Per quanto riguarda l’arma, una Glock 17 calibro 9, Sonobloy se la sarebbe procurata tramite la rete informatica. La pistola sarebbe la stessa utilizzata dallo stragista norvegese Andres Breivik ad Utoya per mettere a sego un analogo piano. Lo scorso venerdì, forse non per caso, era anche il quinto anniversario di quella strage.