“Sotto il cielo più puro, il terreno più infido. Rovine d’una opulenza appena credibile, tristi, maledette. Acque bollenti, zolfo, grotte esalanti vapori, montagne di scoria ribelli a ogni vegetazione, lande deserte e malinconiche, ma alla fine una vegetazione lussureggiante, che s’insinua da per tutto dove appena è possibile, che si solleva sopra tutte le cose morte in riva ai laghi e ai ruscelli e arriva fino a conquistare la più superba selva di querce sulle pareti d’un cratere spento.”
(Viaggio in Italia, J.W. Goethe)
Quanto appena citato poco sopra è la descrizione dei Campi Flegrei dell’immortale poeta Goethe che rimase incantato da questo luogo che risvegliò il suo spirito donandogli uno spettacolo fatto di lande deserte, rovine e zolfo. Un paesaggio di fronte il quale bisogna fermarsi ad osservare ogni particolare, ogni sfumatura, meravigliandosi della sublime magnificenza che offre agli occhi e alla mente.
I Campi Flegrei sono posizionati a nord-ovest della città di Napoli. Il nome deriva dal termine greco “flégo” che significa “brucio,ardo”, di fatti la zona è conosciuta fin dall’antichità per la sua attività vulcanica. Sono presenti sul suolo numerosi crateri vulcanici e laghi di origine vulcanica, come il famoso lago d’Averno, citato nell’Eneide di Virgilio come porta per l’Ade. Nella zona di Pozzuoli, è possibile visitare il cratere attivo della Solfatara da cui vengono emessi vapori sulfurei a 160° e si può osservare il fango che vi bolle al centro a 140°.
Nella zona Flegrea sorgono anche numerosi monumenti e reperti archeologici di epoca romana, tra cui l’anfiteatro Flavio, il terzo più grande di Italia dopo il Colosseo e l’anfiteatro campano di S. Maria Capua Vetere. Una leggenda ruota attorno a questo anfiteatro, infatti si racconta che qui furono condannati a morire i martiri Gennaro, Festo, Desiderio e Sossio, tuttavia quando vennero liberate le fiere, esse si inchinarono di fronte a loro a seguito di una benedizione eseguita da S. Gennaro; in onore a questa leggenda venne eretta all’interno della cella in cui si trovavano i martiri una cappella intitolata a San Gennaro, tuttavia oggi questa non è visitabile in quanto inagibile per il pericolo di crollo, si conservano invece in bu ono stato i sotteranei della struttura.
Altro luogo che è possibile visitare è la Crypta Neapolitana, una galleria lunga 711 metri scavata nel tufo tra Mergellina e Fuorigrotta. Qui si trovano le tombe di Leopardi e Virgilio. Secondo alcune credenze la galleria fu scavata dallo stesso Virgilio in una sola notte con l’aiuto delle arti magiche; Petronio riporta invece che la crypta fosse originariamente consacrata al dio della feritilità Priapo e qui vi fossero tenuti riti orgiastici in suo onore.
Abbiamo poi l’Antro della Sibilla, nei pressi del Lago d’Averno: questa struttura, interamente scavata nel tufo, venne riportata alla luce nel 1932 dall’archeologo Amedeo Maiuri che stabilì la data di costruzione tra il VII e VI secolo a.C. Questo luogo, data la somiglianza con l’antro della Sibilla fatta da Virgilio venne ritenuto come tale, tuttavia è molto probabile che fosse in realtà una struttura militare utilizzata dai Romani, è conosciuta infatti anche col nome di Portus Julius. In questa zona sono presenti anche altri reperti, come il tempio di Apollo e Zeus.
Il complesso archeologico di Baia è un altro luogo di interesse: in questa zona, nei pressi di Bacoli, risiedevano infatti gli aristocratici romani che hanno lasciato numerose tracce sul territorio. Molte ville si sono conservate in buono stato, anche se vengono erronemante chiamate col termine “Templi”. Le più famose sono i templi di Venere, Diana e Mercurio. A Bacoli è possibile visitare anche il Parco Sommerso di Baia, dove è possibile ammorare il Ninfeo di Punta Epitaffio, risalente al I secolo d.C.