Stando alle opinioni e ai pareri di molti esperti di politica internazionale, l’attentato perpetuato dall’ISIS a Dacca la notte tra il 1 e il 2 luglio e che ha ucciso 9 cittadini italiani porterebbe con sé molte novità e un avvertimento significativo nei confronti del nostro Paese. Infatti, sia le autorità bengalesi sia i servizi segreti israeliani, ritenuti i massimi conoscitori delle dinamiche interne al Califfato e che aveva avvertito le intelligence di Italia e Gran Bretagna circa un attacco che avrebbe dovuto “far riflettere” sulla posizione delle due potenze in Libia, ritengono che un numero così massiccio di vittime italiane non sia dovuto ad una casualità ma che gli attentatori abbiano agito proprio in funzione del fatto che i due locali attaccati fossero meta gradita dei nostri concittadini, che operavano in un contesto economico commerciale in forte sviluppo rispetto alla media.
Tornando alle novità, questo attacco ne porta dietro parecchie, sia di tipo militare sia a livello socio-culturale. La prima sicuramente è l’estrazione sociale degli attentatori, descritti come giovani “figli di papà”, economicamente benestanti che nonostante ciò hanno deciso di farsi saltare in aria, dopo aver ucciso e torturato 22 “infedeli”. Spesso si tende a generalizzare, soprattutto sui mezzi di comunicazione di massa, che gli ideali dello stato islamico facciano presa tra i ceti sociali più poveri e disagiati o magari tra chi ha subito di più le angherie e la deprivazione di risorse da parte delle forze occidentali.
Dacca smentisce tutto ciò, negando con forza la tesi del “fil rouge” che lega il terrorismo alla povertà. Oltre alla novità abbiamo detto che l’attentato contiene anche una seria minaccia per il nostro Paese. In effetti, prima della strage nella penisola bengalese, l’unica vittima italiana era Valeria Solesin, brutalmente strappata alla vita davanti gli occhi del suo ragazzo nella carneficina del Bataclan. Dacca rappresenta e rappresenterà sicuramente lo spartiacque della nostra politica estera e militare. Secondo fonti vicine al governo di Gerusalemme e al Mossad, i jihadisti avrebbero voluto colpire gli italiani “colpevoli” di essere intervenuti in Libia e aver quindi determinato la ritirata del Califfato da una citta chiave come Sirte.
L’Italia è stata colpita e da questo momento ogni mossa dovrà essere ponderata con attenzione, in quanto i miliziani hanno dimostrato di poter colpire anche in zone dove fino a quel momento la repressione al fondamentalismo e alla radicalizzazione aveva avuto tangibili segni di riuscita. Il governo Renzi, nel corso dell’ultimo anno e mezzo, ha sempre dimostrato attenzione e prudenza, tenendo il livello di allerta alto e gestendo senza particolari problemi grandi eventi come Expo e il Giubileo.
L’obiettivo sarà quello di limitare al minimo, se non azzerare del tutto, le attività di alcune cellule dormienti nella nostra Penisola e contrastare duramente, anche in collaborazione con gli 007 europei, la “strategia del terrore” del Califfato di Al Baghdadi.