Catania – La battaglia dell’ex vetrinista contro la base statunitense di Sigonella continua-, facciamo riferimento a Carmelo Cocuzza: era stato licenziato dal supermercato ‘Commissary Store’ di proprietà del governo Usa nel 2000. Oggi ha vinto la causa e un risarcimento danni per 600 mila dollari.
Carmelo Cocuzza era stato licenziato 16 anni fa perché accusato di aver falsificato le timbrature del suo cartellino di lavoro. Il tribunale, però, gli ha dato ragione in tutti i gradi di giudizio, e adesso una sentenza passata in giudicato impone agli Usa il reintegro di Cocuzza e il pagamento degli stipendi di questi 16 anni senza lavoro, comprensivi di contributi previdenziali.
Era cominciato tutto a marzo, quando il vetrinista ingiustamente licenziato aveva avviato la sua guerra personale contro gli Stati Uniti d’America, annunciando che si sarebbe presentato davanti alla base per chiedere che venisse rispettata la sentenza della giustizia italiana che gli dà diritto al reintegro e al risarcimento. In quell’occasione l’ambasciata Usa, con un po’ di imbarazzo, lo aveva convocato, avviando un tavolo di trattativa per trovare con lui un accordo. Il risultato, però, non era stato quello sperato: un’offerta economica definita «ridicola» e una metaforica porta sbattuta in faccia.
Così, l’intero supermercato “Commissary Store” ad oggi è stato pignorato dall’ufficiale giudiziario del capoluogo etneo. Tutto il suo contenuto – con l’esclusione di frutta e carne – è stato stimato in 1,1 milioni di dollari, e sarà venduto per pagare il debito che l’amministrazione della base ha con un suo ex dipendente.
«Abbiamo tenuto questa cosa in silenzio perché abbiamo aspettato di vedere come andava a finire – ha raccontato Cocuzza – Sono giorni che facciamo azioni di pignoramento che non portano a niente».
Per il legale di Cocuzza, l’avvocato La Delfa, si tratta della “vittoria della giustizia italiana e il riconoscimento del valore di una sentenza dei nostri giudici. La nostra determinazione è stata essenziale e andremo avanti fino a quando giustizia non sarà fatta fino in fondo“.
Per Cocuzza, invece, “non è una vittoria, ma il primo passo verso l’affermazione della verità“, perché è stato “triste essere stati costretti a pignorare un bene di un governo straniero per avere quello che da due anni dei giudici italiani hanno stabilito con una sentenza definitiva(… )Ho 50 anni e da 16 anni che combatto e per fare questo ho dovuto rinunciare a farmi una famiglia. La mia vita è stata fortemente condizionata da quel licenziamento: ho dovuto concentrare tutte le mie forze, anche economiche, soltanto in questa battaglia“.