Una tradizione simbolo della Spagna, amata e odiata, sorretta fin dal Medioevo dalla dicotomia tra vita e morte, uomo contro bestia, il rosso del sangue sugli intarsi dorati della divisa da matador: così è morto Victor Barrio, a 29 anni. Il torero era nell’arena di Plaza de Toros a Teruel, comune aragonese che ha conosciuto la violenza della guerra civile che avrebbe fatto di Francisco Franco un efferato dittatore. Quella violenza, che si perpetua nelle lotte tra i soldati sui libri di storia e negli stadi, dove migliaia di persone esultano e bouquet di rose sono lanciati in omaggio sul fondo sabbioso.
Lì Victor aveva gli occhi solo per Lorenzo, il toro di 530 chili accumulati in quattro anni di allevamento che aspettavano il fatidico 10 Luglio 2016. Il giovane sapeva come si sarebbe conclusa questa sfida, anzi, lo sperava, fiducioso della preghiera per la buona sorte nella cappelletta dell’arena: il drappo, i picadores e i banderillas rapidi nell’infilzare lance nella carne taurina, la grazia finale e la morte dell’animale. Nessun esibizione nella corrida è uguale all’altra e i toreros conoscono bene il rischio del mestiere.
Solo che a morire è stato Victor e non Lorenzo. Incornato per quattro volte sul torace, i polmoni perforati, il matador non poteva essere salvato dai medici e di fronte al toro, sanguinante e stremato, ha perso in quello stesso giorno. Spagna intera ha visto morire l’uomo, ripreso in diretta tv fino all’ultimo momento, e le reazioni di sgomento, rammarico e rabbia non sono tardate ad arrivare nei principali notiziari e social network.
Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha scritto su Twitter: “Le mie condoglianze alla famiglia e ai compagni di Victor Barrio, torero scomparso questo pomeriggio in Teruel. Riposi in pace.”
Mis condolencias a la familia y los compañeros de Víctor Barrio, torero fallecido está tarde en Teruel. Descanse en paz. MR
— Mariano Rajoy Brey (@marianorajoy) 9 luglio 2016
Era dal 1985, 29 anni come l’età di Victor, che un torero non perdeva la vita in arena: El Yiyo, conosciuto fuori dagli stadi come Josè Cubero Sánchez, era stato incornato al cuore a Colmenar Viejo, vicino a Madrid, dal secondo toro che stava apprestando ad uccidere. Aveva iniziato come “Novillero” a 16 anni e cinque anni dopo, il 30 Agosto a soli 21 anni, avrebbe pronunciato le sue ultime parole “Mi ha ucciso”.