Il mito della fata Morgana nasce durante il Medioevo con l’affermarsi della materia di Bretagna, che tratta per l’appunto delle vicende di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda, nella letteratura anglo-normanna che si diffuse poi in tutta Europa veicolata anche grazie alle invasioni normanne.
Questo personaggio viene descritto come una donna, imparentata con Artù, dotata di poteri magici che aveva la particolare caratteristica di apparire sollevata dal suolo, donde successivamente venne associata all’omonimo effetto ottico per cui sulla linea dell’orizzonte gli oggetti, le coste, i monti possono apparire distorti o in una posizione differente da quella reale. Tale fenomeno è conosciuto con il nome italiano “Fata Morgana” in tutto il mondo, in quanto è particolarmente frequente nello stretto di Messina e proprio per via di ciò è nata una leggenda nel corso degli anni che vede protagonista la bella fata:
Si narra che un re barbaro a capo di un esercito fosse disceso lungo la penisola fino a raggiungere lo stretto che divide la Calabria dalla Sicilia. Non avendo alcuna imbarcazione per raggiungere la costa opposta, si fermò sulla riva ad osservare da lontano l’isola di fronte a lui. Era il mese di agosto, in cielo brillava il sole, non c’era un alito di vento e all’orizzonte si scorgeva una lieve nebbiolina. Il re stava riflettendo sul da farsi, quando all’improvviso una donna incantevole, la fata Morgana, apparse sulle acque e si rivolse a lui domandandogli cortesemente se volesse arrivare sulle rive belle e profumate della Sicilia e con un gesto le fece comparire a due passi dal re barbaro. Quest’ultimo, vedendo comparire la costa così vicino da poterla quasi toccare, si gettò in mare, cercando di raggiungerla a nuoto, ma la sua fu solo un’illusione: la costa che tanto bramava era in realtà lontana e stremato dalla stanchezza il re si arrese nel mare dove infine affogò.