“L’arte di arrangiarsi”, ingegnoso e fazioso dono puramente napoletano che, in tempi di crisi, ha saputo affinarsi e rinvigorirsi, fino ad assumere impensabili ed inverosimili forme.
“Il ragazzo che insegue i gratta e vinci” è uno dei figli più affamati di volenterosa disperazione partoriti dalla crisi economica-lavorativa che coinvolge l’intera Nazione e della quale Napoli rappresenta il cuore pulsante.
Non so di preciso quanti anni abbia, né tanto meno quale sia il suo nome, ma so come si guadagna da vivere: macinando una massiccia quantità di chilometri, tutti i giorni, in sella alla sua bicicletta, per fermarsi in ciascun punto vendita di “gratta e vinci” che incontra lungo il suo cammino, per raccogliere dai cestini della spazzatura i biglietti già grattati.
Che follia è mai questa?
Cosa se ne fa di biglietti non vincenti?
In molti, a questo punto, si chiederanno.
Tuttavia, non sempre la realtà è così semplice e scontata come appare.
Infatti, non poche sono le persone che, sopraffatte dal livore di grattare quel brandello di speranzosa rivalsa che con famelica brama stringono tra le mani, se ne disfano, senza neanche rendersi conto di aver tastato un biglietto vincente.
Di sicuro, lui, non sarà così frettoloso e grossolano nel liquidare la vincita intrisa in quel mix di numeri ed enigmi.
Perché quella costituisce l’unica fonte di guadagno dalla quale attinge per assicurarsi la sopravvivenza.
Il suo itinerario si sviscera da via Marina a Corso San Giovanni a Teduccio, fino al Corso Garibaldi di Portici, ma è capace di protrarsi anche fino a Barra, Cercola, San Sebastiano, Ercolano e talvolta, la sua costernazione, lo ha condotto fino al centro storico di Napoli.
D’inverno, sotto la pioggia incessante e spietata, d’estate, sotto il sole battente ed afoso, il risultato non cambia.
Tutti i giorni sono uguali per lui, così come lo scopo ed il senso timbrati nella quotidianità che demarca ogni singolo giorno: in sella alla sua bici, un berretto, un giubbotto scuro ed un grosso zaino, nel quale lascia convergere il “tesoro” conquistato, di tappa in tappa.
Questi sono i suoi inseparabili compagni di viaggio.
Questo è il suo lavoro.
Questa è l’unica strada che intende perseguire per racimolare quanto necessario per sopravvivere.
Quanto potrà mai riuscire a guadagnare da qualche biglietto distrattamente gettato via?
Anche questo vi starete chiedendo.
I ben informati rivelano che la sua paga giornaliera oscilla tra i 30 e i 50 euro, salvo qualche clamoroso e ben più corpulento colpo di fortuna.
Ma quanto vale la dignità di un ragazzo che per sfuggire all’asfissiante morsa della disoccupazione, decide di trascorrere le sue giornate a rovistare tra la spazzatura?
Questo, forse, non tutti se lo chiederanno.
Di certo, gli sguardi di coloro che lo incrociano, mentre è nel pieno svolgimento della sua inusuale e caparbia attività lavorativa, non celano questo quesito, bensì palesano una ben più intollerante, marcata e sfrontata avversione verso le sue mani sudicie dell’impossibilità di essere diversamente impiegate per guadagnarsi da vivere, nonché verso il cattivo odore di cui sono impregnati gli abiti che indossa.
Eppure, sono le stesse persone che si indignano quando apprendono di giovani che scippano, sparano, rapinano, uccidono, facendosi scudo con l’alibi della crisi e, ancora, sono le medesime persone che si disperano al cospetto di giovani che si tolgono la vita, sopraffatti da quell’analoga disperazione.
Non conosco le ragioni che hanno indotto “il ragazzo che insegue i gratta e vinci” a solcare, in sella a quella bicicletta, una così sconveniente ed infima strada nel suo destino, non conosco il suo passato, ignoro la sua storia, eppure, riesco a leggere a chiare lettere il messaggio di cui, ogni giorno, sa farsi, involontariamente, portatore: a furia di arrangiarsi, questo popolo sta smarrendo la propria coscienza sociale e, soprattutto, quella peculiare, orgogliosa, fiera e sensibile anima che ha sempre contraddistinto l’identità di questa stirpe.
Sgomento, rabbia, speranza, sacrificio, abnegazione, desolazione, costernazione.
Questo e ben altro è quanto intriso nelle strade che quel ragazzo percorre quotidianamente, le stesse che calpestiamo noi.
Perché, a conti fatti, “le sue strade” sono le “nostre strade” e la sua storia è quella di una dilagante disperazione nella quale in molti possono rispecchiarsi.