Delle 20 vite trucidate dall’Isis nell’attentato di Dacca nove sono italiane. Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Riboli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti: questi i loro nomi.
Erano tutti imprenditori o lavoratori del settore tessile. Una di loro, Simona Monti, aspettava un bambino. Nel locale in cui è avvenuto l’agguato c’erano 11 italiani al momento dell’assalto. Uno, Jacopo Bioni, lavorava in cucina e si è salvato scappando dal tetto. Gli altri 10 erano lì per cenare. Tra loro c’era Gian Galeazzo Boschetti, che è riuscito a mettersi in salvo: era uscito in giardino per una telefonata. Ma sua moglie Claudia Maria D’Antona, volontaria della Croce Verde, non ce l’ha fatta.
Boschetti e la moglie vivevano in Bangladesh da una ventina di anni e gestivano un’azienda tessile. Ma erano coinvolti anche nella missione umanitaria Interethnos Interplast Italy ONLUS. Ogni anno la loro abitazione diventava la base di un gruppo di medici italiani che veniva nel paese per curare malati.
Si erano sposati lo scorso anno, dopo una lunga convivenza.
I familiari delle vittime sono stati condotti a nord-ovest della capitale, nel Dhaka Cantonment, all’interno del quale si trova il Combined Military Hospital che ha ricevuto i resti delle 20 persone uccise dal commando terrorista. Qui sono stati a poco a poco trasferiti a fine mattinata in un mesto corteo di ambulanze per essere offerti prima al riconoscimento dei familiari e poi per la necessaria autopsia. Corpi chiusi in un sacco di plastica adagiati su una barella all’aperto, sotto una pioggia monsonica battente. Claudia, 50 anni, era di origine piemontese, aveva aperto un ufficio commerciale anni fa a Chennai, in Tamil Nadu, dove serviva molti marchi italiani. Ma la voglia di stare vicino a Gianni l’aveva spinta a trasferirsi in Bangladesh. Il commando non ha avuto pietà neanche per Simona Monti, che aspettava un bambino. Aveva 33 anni e viveva da tempo a Dacca e lavorava in un’azienda tessile. Doveva tornare nelle prossime ore in Italia.
Adele Puglisi, catanese di 50 anni, invece, si trovava nel bar. Era residente a Dacca e in precedenza aveva lavorato per la società di Nadia Benedetti. Adele doveva ritornare in Sicilia nelle ore successive.
Due delle vittime erano friulane. Cristian Rossi, 47 anni, sposato e padre di due gemelline di appena 3 anni, era un imprenditore residente a Feletto Umberto. Marco Tondat, un giovane imprenditore nel settore tessile, di Cordovado. A Dacca è morta anche l’imprenditrice viterbese di una ditta sulla Cassia, Nadia Benedetti. Lavorava nel settore tessile e aveva un’impresa in Bangladesh.
Maria Riboli era nata il 3 settembre 1982 ad Alzano Lombardo. Originaria di Borgo di Terzo, in valle Cavallina, dopo il matrimonio si era trasferita a Solza, nell’Isola bergamasca. Era mamma di una bambina di tre anni. Si trovava in viaggio per lavoro per conto di un’impresa tessile. Era da qualche settimana in Bangladesh. Vincenzo D’Allestro, 46 anni, anche lui imprenditore del settore tessile, guidava un’azienda a Piedimonte Matese nel Casertano. Nato a Wetzikon, in Svizzera, si era trasferito ad Acerra, nel napoletano, nell’ottobre del 2015. Si occupava di tessile anche Claudio Cappelli, 45 anni, residente a Vedano al Lambro (Monza) dove aveva una impresa, la Star International. Produceva t-shirt, magliette, abbigliamento in genere e anche intimo.
Molti anche gli studenti, giovanissimi, di altre nazionalità che hanno perso la vita nell’attentato.