San Valentino Torio, un piccolo paese che annovera poco più di 10mila anime, geograficamente riconducibile alla provincia di Salerno, ma, di fatto, parte integrante di quel capannelli di comuni che si susseguono tra i piedi del Monte Somma e le campagne dell’agro-Nocerino-sarnese. Un grappolo di paesi, poco emancipati e assai riservati, dove si conduce un vita semplice e poco starnazzante, dove regnano i valori genuini tanto in voga un tempo e che, nella maggior parte delle città metropolitane, con l’avvicendarsi di eventi sempre più efferati, hanno lasciato il passo a una visione sempre più cinica della vita e della società.
I valori di un tempo, una chimera sempre più utopistica per la società contemporanea, ma che, in paesi come San Valentino Torio continuano a sopravvivere. O forse, questa era l’ultima, fallace illusione destinata a cadere sotto la mazzata inferta da un inaudito ed inaspettato episodio di violenza, verificatosi domenica scorsa proprio tra le mura del comune salernitano.
Una ragazza di 16 anni, originaria di Sarno, domenica sera si è recata a San Valentino Torio per trascorrere una serata in compagnia delle compagne di classe, adescata lungo le strade del centro del paese da un ragazzo che conosceva vagamente, appena di vista. Trascinata con forza in un garage poco di stante, è stata violentata da un branco di minorenni di età compresa tra i 15 e i 17 anni. Costretta ad avere un rapporto sessuale completo con ognuno di loro, violentata a turno, per tutta la notte.
“Abbiamo girato un video, se parli lo mettiamo in Rete”: le avrebbero detto, poi, i suoi aguzzini per imporle il silenzio, facendo leva sulla vergogna mista al senso del pudore che aleggia tra i postumi di un doloroso dramma che, proiettato su un monitor, assume le indelebili tracce di un macabro relitto capace di vomitare altro dolore su quelle ferite dalle quali già gronda dolore in abbondanza.
La ragazza, però, non si è fatta intimidire. Una volta tornata a casa ha denunciato tutto, prima ai genitori e poi alle forze dell’ordine.
Nelle ore successive, infine, è giunto anche lo sfogo social: l’adolescente ha pubblicato un post su facebook.
“Oramai si è sparsa la voce in giro e tutti sapete cosa mi è successo … pugnalata dai chi credevo che fosse mio amico.. facendomi lasciare un segno indelebile che non dimenticherò facilmente, anzi, penso che mai dimenticherò. Sì, forse la colpa è stata mia che mi sono fidata di un mostro … ma ringrazio anche me stessa, che mi sono fatta forza ed ho raccontato tutto ai miei andando dai carabinieri a sporgere denuncia.. Grazie a tutti per esservi preoccupati.. anche se non posso dirvi che sto bene.. perché la ‘scossa’ l’ho avuta. Ora hanno confessato tutto ai carabinieri. Mi dispiace per i loro genitori. Grazie a tutti”.
Quattro studenti e un manovale che lavora con il padre: questi i cinque aguzzini della ragazza.
Ragazzi “normali”, senza precedenti, senza avvisaglie che potessero lasciar presagire che qualcuno tra loro potesse rendersi artefice di un gesto tanto efferato.
Presi singolarmente, forse no, ma questo è uno di quei casi in cui “l’unione fa la forza”: ne sono convinti gli abitanti di San Valentino Torio che spiegano che i ragazzi di quei paesi “grilli per la testa” non ne hanno. Però, talvolta, accade che certe cose le fai “per farti accettare dal gruppo”: “basta uno che dice sì e gli altri lo seguono a ruota, per non fare “una brutta figura”…”
La versione dei fatti fornita da un membro del branco, verte in un’altra versione: “avrebbero saputo di quella ragazza di Sarno” e in due, – tra cui un ragazzo che la conosceva – le avrebbero dato un appuntamento a San Valentino vicino al supermercato.
Ma quando l’hanno invitata a scendere in garage lei si è rifiutata di seguirli. I due quindi l’hanno costretta a scendere con la forza. Il primo, avendo fallito il tentativo di violenza, avrebbe lasciato la sedicenne nelle mani dell’amico e se ne sarebbe andato. Poi sono arrivati gli altri tre che hanno dato luogo alla violenza di gruppo.
San Valentino Torio è un paese sotto choc, fortemente scosso da quella brutale violenza che ha scardinato anche e soprattutto la quiete di quei luoghi, quell’indole di cittadina tranquilla, dove si vive “nella pace di Dio”.
Gli anziani del paese si scagliano contro “il sesso a portata di mano”, frutto di quell’incestuosa interazione tra tecnologia moderna e il crescente, spasmodico e compulsivo desiderio di trasgressione che, sempre più spesso, sfocia in perversione.
Il sesso a portata di un clic grazie alle più innovative corbellerie generate dal web che solleticano in maniera malsana le pulsioni sessuali degli adolescenti, caricandoli come temibili mine vaganti: questo il movente contro il quale puntare il dito, secondo chi tra le mura di quel paese ci vive da sempre.
La pensano così i veterani del paese, loro che sono nati e cresciuti indotti a concepire sesso e amore in un’unica entità: la fidanzatina di sempre destinata a tramutarsi in moglie e madre di famiglia. Monogamia eterna, dichiarata e incondizionata, almeno agli occhi di tutti, perché in realtà come queste salvare le apparenze e preservare la rispettabilità e il buon nome della famiglia, è un onere imprescindibile al quale adempiere.
Eppure, anche in paesi in cui tutto sembra evolvere con un ritardo temporale di almeno un trentennio rispetto al resto del mondo, il corto circuito che può innescarsi quando “il vecchio” entra in conflitto con “il nuovo”, si rivela in grado di sortire effetti devastanti. Quanto accaduto domenica scorsa lo comprova.
L’indole dei “nuovi giovani” sta cambiando: la generazione di Gomorra, degli I-Phone e della droga sempre più facile da reperire. Giovani sempre più allo sbando, dagli ideali aridi e sviliti dei sogni di gloria, incapaci di guardare al futuro con ambizione, ma sempre più deviati dal compulsivo bisogno di dimostrare e mettersi in mostra. Apparire e ostentare, trasgredire e sbeffeggiare.
Dimostrare forza, coraggio, capacità, sfrontatezza. Cavalcare l’onda per sentirsi vivi, mordere le emozioni per fare il pieno di adrenalina, in un’escalation di esaltazione e aridità ideologica ed identitaria che prescinde dal luogo d’origine, dal contesto familiare, dallo spessore culturale e dal ruolo ricoperto nell’ambito della scala sociale.
Il branco di minorenni San Valentino Torio tramutatosi in un batter d’occhio in una gang di feroci stupratori, rappresenta solo l’ennesima ed allarmante dimostrazione della “tendenza verso una pericolosa deviazione morale e comportamentale” estendibile ed identificabile in tanti giovani dell’ultima generazione.