Il popolo britannico vota per lasciare l’Unione Europea. Il «sì» alla Brexit ha vinto con il 52%, non una vittoria schiacciante, ma tanto basta. L’evento è considerato uno dei cigni neri del 2016, ma cosa succederà ora con il Regno Unito fuori dall’UE?
Il 23 giugno è già stato ribattezzato “Indipendence Day” dal leader dell’Ukip Nicolas Farange e dagli anti-europeisti, mentre sul piano finanziario le conseguenze del referendum inglese sono già cominciate con un crollo generale delle borse e la sterlina in perdita sul dollaro a 1,33 (si tratta del calo più forte di sempre).
Resta difficile dire ora cosa succederà con esattezza: l’uscita dall’Europa sarà un processo lungo per la Gran Bretagna anche se i risultati della vittoria del Brexit si sono già fatti sentire nel mondo borsistico dove si è assistito ad un crollo scioccante: Tokyo -7,9%, Hong Kong -4,67%, Shanghai -2,36 e Milano ha aperto con un -4%, ma il ribasso così elevato dei titoli non ha permesso di dare il via alle contrattazioni e solo 4 su 40 del FTSE MIB sono in negoziazione.
Nel frattempo, ancora scossi per l’esito del referendum britannico, i capi della diplomazia dei sei Paesi fondatori dell’Ue (oltre all’Italia, Germania, Francia, Olanda, Lussemburgo e Belgio) si sono riuniti oggi a Berlino per discutere delle conseguenze. “Non permetteremo a nessuno di rubarci l’Europa“, ha detto il ministero degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier prima del vertice.
E se da un lato è arrivato un chiaro segnale per accelerare le procedure per l’uscita di Londra, “per evitare uno stallo prolungato” la cancelliera tedesca Angela Merkel ha sottolineato che il primo passo spetta alla Gran Bretagna: “Immagino che anche la Gran Bretagna voglia mettere in pratica le decisioni del referendum”, ha aggiunto la Merkel, “L’importante è che fino a che l’accordo di uscita non viene definito, la Gran Bretagna resta membro a pieno titolo dell’Ue con tutti i diritti e i doveri”, ha sottolineato infine la cancelliera.
Inoltre è bene sottolineare che le norme europee dicono che servono due anni per sciogliere tutti gli obblighi contrattuali prima che un Paese possa ufficialmente uscire dall’Unione. Ma il negoziato per stabilire un nuovo rapporto tra Bruxelles e Londra indipendente potrebbe durare molto di più.
Infatti per ottenere il via libera di tutti i 27 Stati restanti, più il Parlamento europeo, potrebbero volerci altri cinque anni, per un totale di sette. Infine Londra dovrebbe negoziare lo status di due milioni di britannici che vivono nella Ue. Ciò potrebbe toccare in particolare i loro diritti pensionistici e sanitari e Londra ha già lanciato l’allarme: “i cittadini britannici che risiedono all’estero, tra loro i pensionati che vivono in Spagna, potrebbero non essere in condizione di presumere che questi diritti siano garantiti“.