Tesori archeologici che giacciono tra i relitti della nostra quotidianità, eppure non ce ne avvediamo.
Sotto quest’aspetto Ponticelli rappresenta una miniera di risorse archeologiche che potrebbero concorrere e non poco a riscattare le sorti di un quartiere difficile, troppo spesso affossato dal degrado e dall’abbandono, autentico humus della criminalità organizzata.
La scoperta di strutture romane nella zona di Ponticelli avvenne nel post-terremoto, nella prima metà degli anni ottanta durante la costruzione di una serie di strutture edilizie abitative popolari nella zona della contrada Tufarelli, fra le attuali Via Bartolo Longo, Via Camillo De Meis e Via della Villa Romana. In quel frangente furono rinvenuti diversi reperti di età romana e l’intervento della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli e Caserta comportò la sospensione dei lavori per consentire una esplorazione più profonda dell’area.
Gli scavi archeologici vennero eseguiti fra il 1985 ed il 1987 e poi nuovamente nel 2007 e portarono alla luce due ville romane di cui una di epoca repubblicana poi distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. (la stessa eruzione che distrusse Pompei ed Ercolano) ed un’altra che invece rioccupò l’area successivamente alla suddetta eruzione, fra il II e il V o VI sec. d.C. In entrambi i casi si tratta di ville rustiche, ossia destinate allo sfruttamento agricolo del territorio.
L’edificio, ben conservato nei diversi ambienti, rappresenta un interessante esempio di villa rustica, con locali destinati alla produzione dell’olio e del vino. Estesa su una superficie di almeno 2000 mq, essa aveva il suo fulcro in un portico colonnato centrale che consentiva la distribuzione ordinata degli ambienti, separando l’area produttiva da quella destinata al soggiorno degli abitanti. A Sud del giardino porticato sono gli ambienti dedicati alla lavorazione agricola. Oltre ad alcuni ambienti utilizzati per la panificazione, sono presenti ambienti destinati alla lavorazione delle olive per la produzione dell’olio in quantità utili alla sussistenza degli abitanti della villa: sono stati rinvenuti un piccolo torchio nonché alcune vasche di decantazione per la produzione della pasta di olive. Nella stessa area sono gli ambienti destinati alla lavorazione dell’uva per la produzione del vino che invece erano più grandi con un’ampia cella vinaria dove erano presenti i contenitori di conservazione per il vino (dolia). Era inoltre presente un grosso torchio e la vasca utilizzata per la fermentazione del mosto (lacus).
L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. portò ad un improvviso abbandono della villa da parte dei suoi abitanti. Questo ha permesso di recuperare buona parte della suppellettile in uso nella casa al momento dell’eruzione. Ma la scoperta più importante è stata il rinvenimento di uno degli abitanti della villa, trovato in un sotterraneo sotto il locale del torchio vinario dove aveva cercato rifugio durante l’eruzione. Qui trovò la morte bruciato vivo dalla nube ardente che ne vaporizzò il corpo. Tra gli oggetti che la vittima aveva con sé, venne rinvenuto l’anello con il sigillo dell’ultimo proprietario della villa, Caius Olius Ampliatus, discendente di uno dei veterani di Silla che, nella prima metà del I sec. a.C., vennero stanziati in tutto il territorio vesuviano come coloni.
La villa romana di Caius Olius Ampliatus rappresenta un autentico tesoro archeologico relegato in mura di cemento che da stamani è stato ufficialmente riconsegnato al pubblico.
La villa rustica, ubicata in via Decio Mure Console Romano, risale all’epoca repubblicano-imperiale (I sec a.c – I sec d.c).
Il lavoro dei volontari del Gruppo Archeologico Napoletano ha permesso l’apertura al pubblico della villa fino a quando l’incuria del tempo non ha impedito i nuovi accessi.
Il club Rotary Napoli Est ha adottato il sito da due anni ed ha avviato un progetto di recupero per la rifunzionalizzazione. Sono stati spesi oltre 30.000 euro per permettere gli allacciamenti alle reti, la messa in sicurezza delle coperture e della recinzione e la sistemazione dei percorsi.
Il sito archeologico, a partire da oggi, sarà curato costantemente, grazie al contributo dei giovani di Ponticelli della cooperativa Arginalia, altra iniziativa Importante d’impegno civile e sociale nell’area orientale di Napoli.
Un sito archeologico, emblema di cultura e turismo, nel cuore di un rione che di recente si è visto straziare da un agguato di camorra in cui ha perso la vita un 19enne del tutto estraneo alle dinamiche criminali.
Un segnale di speranza e ripresa che ben incarna il desiderio di riscatto e rivalsa del Lotto O di Ponticelli che proprio guardandosi dentro può ricercare le motivazioni più vibranti e coercitive per risollevarsi e superare questo momento tanto critico quanto delicato.