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“I figli d’arte” della camorra prestati al mondo del cinema e dello spettacolo

Luciana Esposito di Luciana Esposito
18 Giugno, 2016
in In evidenza, News
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“I figli d’arte” della camorra prestati al mondo del cinema e dello spettacolo
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nicola-marino-mckay-gomorraTante volte è accaduto che “Gomorra” – che si parli indistintamente della fiction piuttosto che del film – presti al set attori direttamente coinvolti o in qualche modo riconducibili a reali intrecci camorristici. Che si tratti di un modo per rendere la finzione più verosimile o di una condizione dettata da una virtuosa coincidenza, poco importa.

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Anche nel corso della seconda serie di Gomorra, non sono mancate le suggestioni inconsapevoli che piccole comparse hanno concorso a disegnare nell’ambito di una trama di per sé assai chiacchierata.

Neko, alias Nicola Marino, 10 anni, nipote di Genny Marino, colui che insieme a Raffaele Amato e al clan degli Spagnoli sfidò il clan Di Lauro, nonché figlio di Gaetano Marino, boss del clan degli Scissionisti di Scampia, ucciso in un agguato a Terracina nel 2012, è il ragazzino che recita un paio di battute dividendo la scena con “il principe”.

«Piccerì, perché non ti pigli niente tu?»: gli chiede il principe.

«‘E pallune so fernute… e le bambole non me piacciono…», replica Neko, un ragazzino nel cui sangue sgorga una storia che di romanzato ha ben poco.

Gaetano Marino, 48 anni, chiamato “manuzza” o “moncherino” a causa di una bomba che gli esplose tra le mani provocandogli la perdita di entrambe, negli anni ‘90, nel tentativo di far saltare la villa dei Ruocco, con i quali i Marino avevano intrapreso una guerra di camorra. Esponente di spicco del clan degli Scissionisti, Gaetano fu ucciso a due passi dalla spiaggia affollata di Terracina, nei pressi del Lido Sirenella dove da diversi anni trascorreva le vacanze in compagnia della famiglia. I sicari lo hanno raggiunto nel luogo in cui da due mesi stava trascorrendo con la famiglia le vacanze estive.

Marino, quel pomeriggio del 23 agosto del 2012, intorno alle 17, è in spiaggia con un amico quando riceve una telefonata che lo invita a raggiungere un determinato posto, a pochi passi dall’arenile.

Una Fiat Punto grigia con a bordo gli assassini lo puntano. Il sicario scende, spara dieci colpi con una pistola automatica calibro 21. Di questi otto hanno colpito la vittima, tra collo e torace. L’ultimo, “il colpo di grazia”, dietro la testa. Come “la firma” da affrancare all’agguato di camorra impone.

Nonostante avesse due guardie del corpo, a quell’appuntamento con la morte, Marino ha scelto di recarsi da solo, in costume e infradito.

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Un agguato riconducibile alla logica delle faide tra clan, se non addirittura ad una divisione tra gli scissionisti. Marino doveva morire, possibilmente in modo plateale: questo l’unico elemento, macabro e sicuro.

Durante le ultime cinque estati della sua vita, Marino ha frequentato lo stesso lido, il Sirenella, prenotando lo stesso ombrellone, lì, in quello stabilimento balneare dove è stato pure ucciso. Un soggiorno di due mesi all’hotel Albatros con la moglie, i due figli, parenti, amici, guardie del corpo e soprattutto il maggiordomo che aveva il compito di accudirlo, in quanto Gaetano non era autonomo: non poteva mangiare da solo, non poteva bere né cucinare, a causa della perdita delle mani.

Eppure, le sue abitudini sottolineano che Marino non amava di certo nascondersi.

I fratelli Marino, Gaetano e Gennaro, soprannominati McKay per via della somiglianza del padre Crescenzo, – ucciso dai Di Lauro per vendetta – con un vecchio personaggio di una serie televisiva western, furono dei personaggi di spicco della scena criminale degli anni ‘90.

Nicola non è l’unico rampollo di casa Marino ad essere finito davanti ad una telecamera: sua sorella Mary, all’età di 12 anni, ha partecipato come concorrente al programma tv “Canzoni e Sfide”, registrata nel settembre 2010 al teatro Politeama di Catanzaro e andata in onda all’antivigilia di Capodanno sulle reti Rai.

La figlia di Gaetano Marino presentò una canzone e una lettera dedicate al padre: “Tu sei il padre più bello del mondo che non cambierei”. La performance si conclude con la conduttrice che invita la figlia a raggiungere il papà, seduto in prima fila, per abbracciarlo e baciarlo.

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Un tributo subliminale alla camorra quello andato in onda in quel frangente, Gaetano McKay ottiene il suo momento di gloria, attraverso l’interpretazione della figlia e, dell’aldilà avrà senz’altro apprezzato la performance da attore di suo figlio Nicola che seppure per fugaci attimi, farà il giro del mondo.

Tuttavia, fa specie che ad accogliere sul set nel ruolo di comparsa “McKay junior” sia una pellicola riconducibile allo stesso Roberto Saviano che all’indomani dell’esibizione della figli di Marino in onda sulle reti Rai, si scagliò alacremente contro la Tv di Stato, accusando i vertici di “collusione con la camorra”.

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