Una strage al locale gay ‘Pulse’ di Orlando In Florida. Autore della carneficina Omar Mateen, 29 anni, americano ma figlio di genitori afghani.
La tragedia ha avuto inizio con una telefonata al 911, in cui l’assassino ha giurato fedeltà all’Isis e al suo leader al Baghdadi, pochi minuti dopo l’ingresso nel night club, frequentato dalla comunità gay per perpetrare la strage più grave della storia d’America provocata da armi da fuoco. Ancora oggi l’intero Paese è sotto shock.
Omar Mateen è entrato armato al Pulse, cominciando a sparare all’impazzata e prendendo in ostaggio i presenti. Il bilancio è drammatico: almeno 50 morti e oltre cinquanta feriti, di cui molte versano in gravi condizioni. Dopo la mattanza, l’autore della strage è stato ucciso dalla polizia.
“Un atto di terrore e di odio“, ha tuonato Barack Obama parlando alla nazione in diretta tv, dalla Casa Bianca. Nel frattempo i media americani hanno scavato nella vita privata dell’attentatore scoprendo che era stato sposato con una ragazza del New Jersey, dalla quale aveva divorziato dopo due anni – ha riferito la giovane – per il suo carattere violento. Faceva il vigilante in un carcere minorile ed era stato addestrato all’uso delle armi.
Polizia ed Fbi non si sbilanciano ancora sulla matrice islamica e tengono in piedi anche quella omofoba, dell’odio per i gay e ancora non c’è stata nessuna rivendicazione da parte dell’Isis ma i siti jihadisti stanno celebrando sul web il massacro definito come “il miglior regalo per il Ramadan“.
Tra le 50 vittime c’era anche Eddie, nascosto nel bagno delle donne da dove inviava sms alla madre chiedendo disperatamente aiuto: “Sto per morire, mamma, chiama la polizia stanno sparando nel locale. Chiamali per favore mamma, sto per morire“. E poi ancora: “Ti voglio bene mamma“. Sono questi gli ultimi messaggi disperato che Eddie Justice ha inviato alla madre dal club dove è accaduta la tragedia.
Intanto continua l’attesa delle famiglie: finora sono 48 su 50 le vittime identificate e scarseggiano anche le notizie sui feriti.