Lo conoscevano tutti e per tutti era “’o ‘mericano”: un ragazzo robusto e muscoloso che il doppio taglio di capelli lo teneva ancora prima che diventasse di moda, portava l’orecchino con il brillante, come Maradona.
Lo rispettavano tutti.
Non apparteneva a un clan, ma era quello che si potrebbe definire un “cane sciolto”, teneva la pistola e questo la gente lo sapeva, ma diceva che non gli serviva per sparare ma solo per “fare paura”.
Gli volevano tutti bene, perché difendeva soprattutto i bambini e i ragazzini più deboli dai bulli. Poi, ha iniziato a drogarsi ed è cambiato tutto. Lui è cambiato completamente.
Faceva le rapine per comprarsi la droga e più si drogava e più aveva bisogno di fare rapine per procurarsi i soldi.
Non pensava più agli altri, ma solo a sé stesso.
Droga, rapine, droga. La sua vita era una ruota.
La gente prima lo rispettava, poi ha iniziato a temerlo veramente. Faceva paura, la droga gli aveva cambiato la faccia, come se gli avesse disegnato una maschera di cattiveria spaventosa. Gli occhi erano spenti, aggressivi.
“O muori ucciso o per colpa di quella fetenzia che ti fai”: gli diceva sempre mia madre. A volte piangeva quando lui usciva di casa e urlava un sacco di frasi brutte, parolacce e bestemmie, perché chiedeva alla Madonna di fargli la grazia di salvare mio fratello, ma lei non la ascoltava. Perché mia madre sapeva che mio fratello usciva di casa o per andare a rubare o per drogarsi. Non aveva più amici, non sorrideva mai. Era sempre arrabbiato e con la faccia scura.
Tutti pensavano che prima o poi si sarebbe buttato nelle vene la dose che non lo faceva più alzare da terra e invece è morto ucciso.
Aveva rapinato un supermercato che era di proprietà di un parente di un boss. Forse mio fratello non lo sapeva neanche, ma quella rapina gli è costata la vita.
Lo hanno ucciso a pochi metri da casa nostra, gli hanno sparato. Vicino al muro dove è morto hanno fatto un murales gigante con la sua faccia e una dedica dei ragazzi che abitano qui. Forse perché hanno continuato a volerli bene, anche se era diventato “cattivo”.
Quando ho visto “’o track” in “Gomorra” ho pensato subito a mio fratello, non lo so perché. Forse perché anche lui avrebbe rubato quell’orologio a quel ragazzo e avrebbe dato la stessa spiegazione, avrebbe detto le stesse frasi e con la stessa rabbia negli occhi.
Forse è per questo che do per scontato che “’o track” muore ucciso. Pure lui.