“Hanno ucciso Salvatore Conte e ho avuto bisogno di una settimana per riprendermi!”
Esordisce così uno dei tanti ragazzi realmente compenetrati nelle “terre di Gomorra”, contesti prestati alla fiction dove la camorra, però, spara, delinque e spaccia sul serio. Ironizza, ma centra in pieno l’aspetto cruciale e saliente della vicenda.
Nell’ambito della terza puntata della seconda serie di Gomorra, andata in onda lo scorso martedì 17 maggio, lo spietato boss Salvatore Conte viene ucciso dagli uomini del suo stesso clan.
“La morte di Salvatore Conte è uno degli esempi più educativi che la serie ha dato a noi giovani, perché racconta una cosa verissima: i camorristi si uccidono tra loro. Vivono guardandosi le spalle da chiunque e non possono fidarsi di nessuno, perché la coltellata spesso gli arriva da chi credono essergli amico. Com’è successo a uno dei boss più ammirati della serie di Gomorra.
Quello che è successo subito dopo quella scena, invece, spiega bene la visione distorta della realtà che la fiction genera in alcune persone.
Conte muore sgozzato dai suoi “fedelissimi” e mentre era a terra in un lago di sangue, dalle palazzine del quartiere, si sentivano urla di disperazione. Le stesse che si sentono quando muore una persona cara, una “persona vera”.
Per giorni, non si è parlato d’altro.
“Hai visto? Hann’ accis’ a Salvatore Conte!”: si dice per strada, al bar, dal barbiere, proprio come succede quando muore qualcuno nella realtà. Qualcuno che conta, qualcuno voluto bene da tutti.
Sui social hanno creato gruppi e pagine fan dedicate alla sua memoria e addirittura per farlo “risorgere”. C’è chi ha detto che non guarderà più la serie perché “è un dolore troppo grande” pensare di non vedere più Conte e chi, invece, contesta la scelta di averlo fatto morire “troppo presto”.
Come si fa a non capire che è assurdo trattare un personaggio inventato come una persona vera?
E poi, la relazione di un personaggio così spietato con un transessuale è stata vissuta e commentata in maniera troppo severa da quelle persone che non sanno dividere realtà e finzione.
“Non si dovevano permettere di mettere “o scuorn’ ‘nfaccia a Salvatore Conte facendo vedere che stava insieme a un trans” e, invece, i padri di famiglia che vanno a trans di nascosto come dovrebbero essere giudicati?
Si potrebbe scrivere un libro sullo schifo che si sente in giro: insulti ai gay, ai trans, più di prima, peggio di prima. Lo sfottò che quel camorrista sbatte in faccia a quel trans in una delle scene della serie è il primo, vero tormentone ripreso dalla gente. E questo fa veramente schifo, soffermandosi sulle parole che vengono ripetute che non fanno ridere, ma fanno paura. E quello che è successo a quel trans venerdì scorso ad Agnano fa capire bene perché!
L’ignoranza e la stupidità che emergono attraverso la fiction sono il vero problema da risolvere per combattere la “camorra vera”.”