Alla fine del secolo scorso il dottore americano Ancel keys coniò il termine “dieta mediterranea”. Cibi e abitudini alimentari specifici di alcuni paesi lungo la costa. Lo scienziato era così convinto delle capacità benefiche di questa dieta che decise di trasferirsi in Cilento, dove morì dopo aver vissuto cento anni a dimostrazione della bontà delle sue ricerche.
La cucina italiana è sempre stata sinonimo di gusto e benessere, poi con l’avvento delle Mc-schifezze e della globalizzazione della tavola le abitudini alimentari degli italiani sono state mutate, e senza essere xenofobi alimentari si può asserire che il cambiamento, il più delle volte, sia stato in peggio. Finger food, fast food e un’impennata sui consumi di carni, anche quelle rosse, troppa carne.
Ma dalla Coldiretti arrivano buone notizie, a meno che a leggere adesso non sia un macellaio, i consumi di frutta e verdura sono aumentati ( rispettivamente del 5 e del 3 percento) a discapito della carne, che ha chiuso il 2015 con un -9%. Meno maiale, pollo, vitello; ma anche salumi e uova. Dati che metterebbero di buon umore qualsiasi nutrizionista. Infatti consumi eccessivi di carni rosse e derivati animali, associati ad una sedentarietà crescente, aumentano i rischi di malattie legate al sistema cardiovascolare come ictus o infarti.
C’è da chiedersi se il motivo di questa inversione di tendenza sia dovuto a motivi di tasca o a motivi di cuore, sia in senso di salute sia in ottico ecosostenibile.
Una risposta ( se non l’unica) arriva da un altro dato significativo: l’aumento del venti percento di prodotti alimentari bio acquistati, sempre nell’anno scorso. Sono ben quindici milioni gli italiani che cercano prodotti a chilometro zero. Aumentano anche le richieste di garanzia da parte dei consumatori che pretendono alimenti senza OGM. La sensazione è quella di una cresciuta, e più matura, attenzione verso prodotti sani, ecologici e preferibilmente made in Italy.
Di contro interessi economici da miliardi di dollari che remano in direzione opposta. Di pochi imprenditori che pur di riempirsi le tasche non rifiutano di riempire animali e raccolti con fitofarmaci e altre sostanze. In un mondo sempre più capitalista bisogna ritrovare un briciolo di amore per se stessi e rifiutare quei cibi prodotti come automobili o frigoriferi. Il cibo non rispetta i tempi di produzione, lasciamo che la natura faccia il suo corso.