Una notizia che ha sconvolto l’ambiente partenopeo, calcistico e non solo, quella che ha gettato nell’occhio del ciclone l’ex portiere del Napoli, Pino Taglialatela.
L’ex numero uno azzurro, già accusato di intestazione fittizia di alcuni autoveicoli è oggi nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per “associazione di stampo mafioso con il ruolo di partecipe”.
Pesante l’accusa degli inquirenti che ipotizzano che Pino Taglialatela sarebbe stato la “testa di legno” di Mauro Moraca, presunto affiliato di un clan che aveva in uso alcuni veicoli intestati all’ex calciatore. Secondo Giuseppe Pellegrino, avvocato difensore di Moraca, i veicoli erano intestati a Taglialatela solo per beneficiare del fatto che lui è residente nell’isola di Ischia: “Il mio cliente vive questo incubo da quattro anni ma, confidando in maniera totale nella magistratura, è certo che riuscirà a dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati”.
Luca Capasso, avvocato penalista che difende Pino Taglialatela, precisa la posizione del suo assistito: “A Taglialatela viene contestato di risultare proprietario di alcuni veicoli che, in realtà, sarebbero riconducibili all’affiliato. Ma non esiste nessun passaggio di proprietà intestato a lui e, se dovesse spuntare, siamo prontissimi a chiedere il disconoscimento della firma. Pino Taglialatela ha costruito parte della sua carriera di calciatore lontano da Napoli, è un uomo stimato da tutto l’ambiente calcistico e non ha mai avuto a che fare con gli ambienti della malavita organizzata. Per colpa di una parentela “scomoda” si è trovato coinvolto in una vicenda assurda, tirato in ballo da un pentito. Ma la magistratura, nella quale crede ciecamente, chiarirà ogni cosa”.
Lo scorso venerdì al processo ha testimoniato anche Luigi Pavarese, ex direttore sportivo di Napoli ed Avellino: “Anche Pavarese – ha dichiarato l’avvocato Capasso – ha smontato le accuse del pentito, spiegando di aver ingaggiato Taglialatela nell’Avellino per la sua esperienza e non certo perché aveva subito pressioni dalla camorra”.