L’11 maggio di 35 anni fa, moriva, stroncato da un cancro, l’uomo che ha infatuato il mondo servendosi del suo reggae: Robert Nesta Marley, più noto come Bob Marley.
Un mito, una leggenda, senza tempo che ha regalato al mondo della musica delle canzoni indelebili: No Woman No Cry, Is this Love, Get Up Stand Up, Lively Up Yourself, e molti altri brani memorabili che sono entrati a far parte della cultura popolare del pianeta.
Canzoni di libertà, di pace, di ribellione, di amore, canzoni di verità e di sogno, di spiritualità e di carne, di storia e leggenda, che ancora oggi risuonano senza sosta in ogni angolo del mondo.
Ma, soprattutto, Bob Marley ha reso il reggae celebre e popolare, estrapolandolo dagli angusti meandri confacenti alla musica dei ghetti di periferia per conferirgli un respiro mondiale.
Marley è stato un poeta, un combattente, animato da una spiritualità completa e assoluta. Padrone del potere del suono e del ritmo e li usava per seminare “buone vibrazioni” del mondo intero, che parlava dritto al cuore della sua gente, del popolo nero che lui ambiva a riportare alle radici, all’Africa, ma che al tempo stesso parlava dritto al cuore dei diseredati, degli oppressi, alle anime perdute in cerca di una nuova “casa”, a chi voleva abbandonare la realtà e vivere in una società diversa. Un sognatore, un visionario, in grado di trasformare le proprie visioni in musica e di diffonderle attraverso la sua musica.
Per Marley la musica era un’arma da usare per la pace, per rendere il mondo migliore, per dispensare amore.