Il Festival dell’Oriente, giunto alla sua 18esima edizione, visitabile fino all’8 maggio al Teatro della Fiera di Roma, dopo la tappa milanese, approderà anche all’ombra del Vesuvio, dal 9 all’11 settembre e dal 16 al 18 settembre 2016, presso la Mostra d’Oltremare.
Una manifestazione grazie alla quale è possibile immergersi nell’immenso universo del mondo orientale così lontano eppure prepotentemente presente nella cultura del mondo occidentale.
Una miriade di profumi, colori, una moltitudine di stand, accompagnati dagli spettacoli che si susseguono sui palchi allestiti in ogni padiglione.
Il profumo inebriante degli incensi si mescola agli aromi delle spezie quasi a voler ricreare l’atmosfera tipica dei mercati di strada dell’Asia che rappresentano molto di più di meri centri di scambio; punti d’incontro di genti, di usi, costumi e culture, luoghi grazie ai quali è possibile carpire le origini e le essenze di un paese.
All’interno del Festival, come in nessun altro luogo, si entra in contatto con le tradizioni, il folklore e la spiritualità di un mondo, quello orientale, che ormai è profondamente insediato nel contesto occidentale, passando dalla cucina fino ai balli, dalla meditazione alle arti marziali.
Passeggiando tra i vari stand è possibile soffermarsi ad ammirare le ceramiche decorate, i vestiti tipici, le stoffe o anche il mobilio e tutte quelle spezie che ormai sono di uso comune anche in Italia. Gli amanti del benessere mentale e fisico possono partecipare a lezioni di Yoga o farsi massaggiare da mani esperte mentre ci si dondola stesi su di un’amaca; le persone imprigionate nel complesso tramestio della vita moderna possono farsi consigliare dai monaci tibetani metodi che purificano la mente ed elevano le coscienze; inoltre è possibile calarsi nel ruolo della Geisha grazie ad una minuziosa vestizione. Mentre sui palchi che si susseguono tra un padiglione e l’altro si alternano una moltitudine di esibizioni: balli in stile Bolliwood, cerimonia del thè, tamburi, sciabole e tutto ciò che può rivelarsi utile a catturare l’attenzione e destare meraviglia agli occhi di adulti e bambini.
Sono presenti all’interno del Festival ben 18 ristoranti dov’è possibile degustare piatti tipici dei vari Paesi partecipanti: dal sushi giapponese, che ormai spopola anche sulle nostre tavole, agli involtini primavera, dal riso Thai alla cucina vietnamita, dai tipici samosa indiani finanche alla cucina vegetariana. Il pranzo o la cena possono essere conclusi adagiandosi sui cuscini a fumare narghilè e bevendo dell’ottimo thè. Invero, la gastronomia è stato uno degli aspetti maggiormente valorizzati rispetto alle precedenti edizioni con l’aggiunta di numerose proposte tutte da degustare.
In un momento storico cruciale come quello che stiamo vivendo, il Festival dell’Oriente ben si presta a vestire i più o meno consapevoli abiti del ponte di unione fra due mondi, apparentemente in contrasto e/o contrastanti, proponendosi di avvicinare, unire e fondere le due culture, diverse e distanti, per certi versi, affini e vicine, per certi altri.
Valentina Esposito e Eva Tola
Foto: Eva Tola