Gironzolano tra noi, in ogni dove, siamo talmente abituati alla loro presenza che tendiamo a percepire quella condotta come “normale”, perché non sono “figli nostri”.
I bambini rom: bambini come gli altri, ma costretti, a volte, a vivere nel rispetto delle regole di un mondo parallelo, che vive agganciato al nostro e che spesso si scazzotta non usi, credo, leggi e costumi del nostro, che fin da subito li tramuta in un assemblaggio della rigida catena di montaggio finalizzata a produrre, 24 ore su 24, qualsiasi cosa: denaro, abiti usati, materiale di vario genere arrabattato tra i rifiuti.
Neonati stretti al grembo delle madri, abituati fin dalle fasce, a far leva sull’emotività del prossimo. Sui bus, in metro, nelle stazioni, per strada. Ovunque.
Poi crescono e devono imparare a procacciare da soli cibo e denaro: mendicanti, venditori ambulanti di rose o di cianfrusaglie varie, ma vengono anche adoperati per i più disparati “lavori di destrezza”: intrufolarsi nei cassonetti utilizzati per la raccolta degli indumenti usati, in primis. Pur non disdegnando gli altri cassonetti.
Già, quei bambini rischiano la vita per rovistare tra i rifiuti.
Il fenomeno di cui pochi parlano a voce alta, assecondando quell’ipocrita principio per il quale ignorare il problema è la soluzione migliore, in certi casi, seppure stia assumendo proporzioni sempre più dilaganti, è la prostituzione minorile.
Un mercato che vede tra i principali fruitori del “servizio” gli italiani: i nostri padri, zii, fratelli, nonni, amici, conoscenti. Quelli che, magari, quando passeggiano tra noi, inveiscono contro di loro, invocando le ruspe.
Qui bambini, imparano fin da subito a familiarizzare con i pregiudizi e gli occhi sprezzanti odio ed indifferenza.
Quei bambini crescono spogli dell’ingenuità dei giochi e dell’affetto delle premure più amorevoli.
Sfruttati, maltrattati, depredati dei diritti e dei sorrisi più elementari, ma l’opinione pubblica tende a ricordarlo solo quando emergono notizie come quelle che hanno scosso gli animi nel corso delle ultime ore.
Due bambini romeni, di 10 e 11 anni, salvati dallo strazio che scandiva i loro giorni dall’intervento dei vigili urbani, sopraggiunto in seguito alle segnalazioni ricevute da parte di alcuni commercianti che avevano notato i due bambini presso la Stazione Centrale e la zona di Poggioreale.
Di giorno e di notte, girovagavano per strada chiedendo spiccioli o cibo ai negozianti o ai clienti di bar e locali. Gli agenti hanno così fatto scattare le indagini raccogliendo testimonianze tra cittadini ed esercenti commerciali che hanno descritto due bimbi malnutriti che chiedevano anche latte e pannolini per un fratellino più piccolo. Sono stati anche acquisiti rilievi fotografici e riprese video realizzate da alcuni testimoni. Nel corso di un appostamento proseguito per più giorni, gli agenti hanno intercettato i due bambini mentre chiedevano l’elemosina in piazza Nazionale.
«I due fratellini sono apparsi in un evidente stato di malnutrizione ed in precarie condizioni igieniche e sanitarie pertanto sono stati immediatamente condotti presso gli Uffici dove, alla presenza degli Assistenti Sociali, hanno confermato la loro condizione descrivendo la vita a cui li avevano relegati i propri genitori che li obbligavano a mendicare per strada con il divieto di far ritorno a casa non prima di aver racimolato la somma necessaria al sostentamento familiare, pena botte e insulti».
Entrambi sono stati portati in una casa famiglia. La madre e il padre (che al momento risulta irreperibile) sono stati denunciati per riduzione in schiavitù (art. 600 cp), maltrattamenti in famiglia (art. 572 cp), induzione e sfruttamento di minori in accattonaggio (art. 600 octies cp) nonché per l’evasione dell’obbligo scolastico nei confronti dei propri figli (art 731 cp).
E quale futuro spetta, invece, agli altri bambini rom che vivono nelle stesse condizioni?