“Un bambino a Scampia impara a crescere in fretta, gli tolgono il diritto di essere bambino”. Mentre lo dice ha gli occhi lucidi Davide Cerullo, ex esponente del clan Di Lauro. Oggi proprio in quel quartiere aiuta i giovani a trovare la propria strada, senza perdere di vista la legalità. Da bambino prodigio della criminalità organizzata a difensore della giustizia. Di mezzo ci passano un agguato, il coma, il carcere e la riabilitazione lontano dalla Campania. La dimostrazione vivente che si può cambiare. Il profeta del “culturalesimo”, il potere dei libri. Istruite civilmente i bambini e loro saranno adulti civili.
La camorra si è sempre servita dei più piccoli, ciò che è cambiato è il suo modus operandi. Con i più grandi dietro le sbarre i giovani malavitosi assumono posizioni di comando. Come i reali di un tempo cedevano il proprio regno agli eredi, la guida del clan passa di padre in figlio. Under30 meno carismatici dei padri che adottano ragazzini per la mano d’opera.
Ma chi sono questi bambini?
Vengono per lo più da contesti poveri, di tasca e di libri; ma con la passione per gli abiti alla moda, il “mezzo” e i cellulari ultima generazione. Li assumono esaltando il fascino del boss, il suo status sociale. Quella figura autoritaria che in quanto tale può aspettarsi timore, di certo non rispetto. Poi ci sono i soldi, quelli facili, per comprare gli oggetti elencati pocanzi. Il consumismo della camorra che sfrutta la camorra del consumismo. Bambini manipolati dall’antistato laddove lo stato è assente; iniziati alla “carriera” con le rapine e lo spaccio di droga.
Ciò che rende tutto paradossale è che quello stato che manca per quei bambini è lo stesso che tutela i criminali, in modo ancor più evidente se maggiorenni a causa di sviste giuridiche. A dirlo sono molti giuristi che lavorano a Napoli presso il tribunale dei minori. Cavilli legali che sono vere e proprie scappatoie che consentono ai camorristi junior di evitare la detenzione.
Ragazzi sempre più precoci che presi dalla gomorramania e in assenza di alternative legali , si avvicinano altrettanto velocemente alle dinamiche criminali. Di contro il codice di procedura penale italiano, datato 1988, sembra essere obsoleto e non in grado di contrastare questo fenomeno. La criminalità organizzata sfrutta la mancata reattività giuridica dello stato e arruola gli under 14, non imputabili.
Da qui il ritorno al Far West. Ronde, agguati, colpi d’arma da fuoco sparati alla cieca. 566 anni di carcere complessivi da dividere tra 51 esponenti per il clan dei Giuliano ( di cui due ergastoli). Li chiamarono la paranza dei bimbi, fa specie scoprire che tra tutti loro solo due erano minorenni. Lo stato deve sbrigarsi, la camorra si diffonde velocemente e corrode tutti gli organi ancora sani, c’è bisogno di una cura.
Non è possibile quantificare il costo delle mafie ogni anno, ma di certo se anche solo un quarto di quella somma venisse usato per “coltivare” i luoghi difficili ed i giovani che li popolano la malavita non troverebbe così facilmente manovalanza. C’ è bisogno di una cura, ma in fondo è pure vero che prevenire è meglio che curare.