Sono le 13:00 di Giovedì 21 aprile. Fuori l’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale Loreto mare un infermiere sulla cinquantina con aria goffa cammina nervosamente mentre urla al telefono. Ha l’aria di chi non può nulla, la sua faccia sembra confessare “ ho le mani legate”. Le orecchie, nemmeno tanto indiscrete, che lo ascoltano sono di chi scrive. Ciò che dice è chiaro: “ma non è possibile, non posso! Se chiamano per un incidente come faccio senza spinale e collare?
Dal modo in cui parla si può supporre che sia un addetto ai lavori. Un responsabile dell’ospedale? O forse un collega che chiede in prestito le attrezzature ( che dovrebbero essere in dotazione standard in qualsiasi ambulanza)?
Non lo scopriremo mai. Dopo i numerosi tagli alla sanità chissà che queste scene non siano all’ordine del giorno, o della settimana; volendo essere ottimisti.
Degrado delle strutture, condizioni igienico-sanitarie che lasciano a desiderare, numero di macchinari, attrezzature e veicoli insufficienti per offrire un servizio decente. La lista potrebbe continuare, e non sarebbe breve. A far parlare di nuovo del sistema sanitario è “l’emergenza barelle” al Cardarelli. Così in questi giorni a Palazzo Santa Lucia, il presidente della regione Campania De Luca ha chiesto alle strutture nei pressi dell’ospedale di aiutare il Cardarelli.
Un serrate i ranghi generale che serve solo a tamponare un fenomeno indiretto. Il rischio è quello di combattere la causa e non l’effetto. La chiusura di molti presidi nelle zone limitrofe e nel centro di Napoli è senza dubbio la causa principale del sovraffollamento nei corridoi. Lo stesso De Luca ha poi garantito che l’ospedale del mare di Ponticelli sarà aperto entro l’estate, sebbene non del tutto. L’unica soluzione a lungo termine che sembra essere efficace è l’apertura di più ospedali. Infatti la presenza omogenea sul territorio di strutture ospedaliere potrebbe assicurare più garanzie di cura per chi vive lontano dal centro della città. Inoltre aumenterebbero i posti di lavoro in un settore in cui non mancano disoccupati. E ultimo, ma non per importanza, si potrebbe restituire più dignità ai malati. Troppe volte, anche in condizioni gravi, costretti a stare per giorni interi nei corridoi dei vari reparti.
In un paese dove le cure mediche sono un diritto di ogni cittadino è impossibile accettare lo stato in cui versa il nostro sistema sanitario. Non c’è più tempo, più che tagli servono fondi. Più che tamponare queste perdite, ci vorrebbe una trasfusione di denaro.Insomma sembra proprio che questo non è un buon momento per essere pazienti.