Il tanto atteso momento da parte delle famiglie che rivendicano il diritto di vivere in un’abitazione meritevole di essere definita tale, è finalmente giunto.
Nonostante il plesso di nuove abitazioni comunali, sito nel “difficile” Rione De Gasperi di Ponticelli, sia terminato da diverso tempo, durante la giornata di ieri, 21 marzo 2016, ha avuto ufficialmente inizio il processo di assegnazione delle suddette case.
5 famiglie al giorno per 20 giorni, prenderanno possesso dei nuovi alloggi di via De Meis, dopo i primi 57 del giugno 2015; l’iter è stato portato a termine dopo la valutazione delle singole posizioni sui requisiti, gli abbinamenti ed infine le assegnazioni.
I programmi di recupero urbano si presentano come strumento per trasformare tessuti urbani consolidati e degradati per favorire una più equilibrata distribuzione dei servizi e delle infrastrutture e migliorare la qualità ambientale e architettonica dello spazio urbano, al fine di eliminare le condizioni di abbandono e di degrado edilizio, ambientale e sociale che investono le aree urbanizzate.
Nella fattispecie, quello che sulla carta si ripropone di perseguire il piano di riqualifica urbana attuato a Ponticelli è il superamento della frammentazione, disorganicità e inadeguatezza della condizione insediativa esistente, sia dal punto di vista fisico che funzionale, proponendo una nuova struttura urbana in grado di conciliare le tracce del territorio storico (centro storico, masserie, aree agricole, percorsi di antica formazione, ecc.) con l’insieme degli episodi insediativi ed edilizi di più recente formazione e puntando a nuovi insediamenti urbani integrati in grado di introdurre adeguate condizioni di complessità funzionale. Realizzare la spina di servizi integrati del CIS come sistema di luoghi di nuova centralità del quartiere in grado di strutturare e ricucire organicamente la città pubblica da completare e il centro storico da recuperare, in un’ottica che punta a creare un adeguato mix funzionale integrando servizi di quartiere e di scala urbana nonché realizzazioni e gestioni private e pubbliche.
Riqualificare e razionalizzare il sistema viario, riducendo il sovradimensionamento dell’attuale rete stradale, risolvendo le interconnessioni funzionali dei diversi tracciati, innalzando la qualità morfologica ed ambientale di ciascuno di essi, inserendo nuove possibilità di fruizione ciclo-pedonali. Inserire organicamente le tracce del territorio storico, in primo luogo le masserie e le relative pertinenze, all’interno del nuovo disegno urbano come luoghi di nuova centralità compatibili con le caratteristiche tipomorfologiche e storico-formative esistenti.
Prevedere la massima continuità del sistema del verde e degli spazi aperti in genere, coerentemente con il sistema viario, riconnettendo dal punto di vista morfologico e fruitivo gli spazi esistenti con quelli di progetto in tutte le loro articolazioni (parchi, aree agricole, alberature stradali urbane, giardini, fasce di ambientazione stradale, verde sportivo e per il gioco, ecc.) con una particolare attenzione alle utenze deboli.
Un progetto che disegna un volto sensazionale, moderno, innovativo ad un quartiere ripetutamente e in più tratti deturpato dalle brutture del degrado e non solo.
Invero, visto con gli occhi di chi lo vive e lo respira da dentro, il quartiere Ponticelli non sembra aver compiuto passi in avanti significativi in termini di evoluzione e progresso.
La street art concorre ad adornare la superficie, ma non può mascherare le reali problematiche che giacciono lì, tra quelle case popolari, in attesa di una risoluzione compiuta e concreta.
Le case popolari sono da sempre detentrici di focolai difficili da rilevare nella loro complessità ed ancor più spinosi da monitorare: rappresentano un agglomerato di povertà, desolazione, disperazione, viva e colpevole mancanza di cultura, quella che genera quel tipo di ignoranza che sa diventare “pericolosa”.
Un humus all’interno del quale, per l’ideologia criminale, risulta fin troppo facile “nascondersi” ed attecchire.
Il vantaggio sta nel fatto che, nella maggior parte dei casi, le forze dell’ordine sanno che “sono tutti concentrati lì” e che un blitz tra quei palazzoni raramente consente agli uomini in divisa di “ritirarsi a mani vuote”, a patto che sappiano essere più celeri delle corse dei bambini, usati come pali, fin dai primi passi, e del valzer di escamotage messi a segno per “ammacchiare gli inciarmi” ovvero, nascondere armi, droga, sigarette di contrabbando e quant’altro possa rivelarsi utile a “procurare guai”.
Questo è quanto si cela tra le mura di appartamenti “apparentemente popolari” all’esterno e minuziosamente adornati di tutti i confort ed orpelli di sfarzosa fattura, all’interno, cinicamente miscelati tra i veri e dignitosi poveri, tra la gente comune che impara a convivere con quello stato di cose solo perché non può permettersi una sistemazione diversa.
Poi c’è da affrontare un’altra spinosa e controversa questione: definire la posizione di coloro che da decenni occupano in maniera illegittima gli appartamenti o che non pagano l’affitto, per quanto irrisorio, maturando debiti di migliaia di euro che probabilmente non potranno mai essere riscattati.
Come si interviene in questi casi? Gli tolgono la casa? E dove li mandano?
Vorrebbe dire “incappare” il sistema evolutivo, presentato sulla carta e che si sta cercando di avviare, in un vicolo cieco, dal quale non si scappa.
Si costruiscono nuove strutture da assegnare, piuttosto che intervenire in maniera efficace e risolutiva per tamponare l’illegalità e la criminalità che dilaga nella maggior parte dei plessi comunali del quartiere, vero ed imprescindibile nocciolo della questione, giacché è proprio quello il tassello che ostruisce la riqualifica urbana, sociale, ideologica ed emotiva del territorio.
Si sposta l’attenzione sul “nuovo”, ma questo non inculca un segnale ottimistico né eloquente in termini di miglioria e riscatto agli occhi della cittadinanza locale.
Regna il rammarico, difatti, il leitmotiv che incalza tra le mura del quartiere è: “stanno assegnando le case perché siamo in clima di elezioni.”
L’impunità sulla quale quella gente, ovvero, la gente che delinque, fa leva per sottrarsi agli oneri e ai doveri confacenti alla frangia di cittadinanza meritevole di rientrare nei ranghi delle persone “oneste e perbene” e l’incapacità di avviare una lotta concreta contro l’abusivismo e l’occupazione di luoghi inabili ad accogliere famiglie molto spesso composte anche da molti bambini, pone l’accento sulla reale criticità del “problema periferie” e su quanta strada vi sia ancora da compiere per giungere ad una reale riqualifica del territorio, non fatta solo di cemento, ma soprattutto di interventi.
Cosa cambierà a Ponticelli, una volta che le nuove abitazioni del Rione de Gasperi verranno assegnate?