Scampia: “la terra di Gomorra”, set, cinematografico e non, di scene di efferata criminalità.
Passano gli anni, cambiano gli interpreti, il copione resta pressoché invariato, la criminalità seguita a manifestare la sua presenza, in maniera più o meno insistente, ma con una pericolosità invariata.
Lì, nella piazza che porta il nome di uno dei suoi figli brutalmente martoriati, oggi, 21 marzo, giornata in cui si commemorano le vittime innocenti della criminalità, e si accoglie la primavera, Scampia ha vissuto una mattinata carica di riscatto, speranza e buoni propositi.
I bambini, motore ed energia del mondo, simbolo ingenuo e sano di speranza e sogni, aspettative ed ambizioni. Occhi che guardano al futuro e che sanno raccontare il desiderio di vivere a colori, molto meglio di articolati e sterili discorsi; sorrisi imbarazzati, ma gioiosi, come solo quelli delle anime non ancora deluse dalle amarezze che la vita riserva sanno esserlo.
Bambini che sanno rendere facili quelle cose che ai nostri occhi risultano difficili, come l’integrazione. Tra loro spiccano, infatti, tantissimi bambini rom, emblema di un processo d’accettazione che non deve essere imposto, ma semplicemente “accolto”.
I bambini di Scampia si tengono per mano, noncuranti del “gioco di contrasti” che così vanno a generare. Un arcobaleno di colori e spontanea umanità al quale anche gli adulti dovrebbero guardare, senza soffermarsi sulle sfumature, per conferire doveroso risalto all’innegabile bellezza insita in quel “gioco d’insieme”.
I colori dei bambini, i loro disegni, gli striscioni, i palloncini, adornano la piazza, a ridosso della quale si scorge “il grigio” delle Vele. Una presenza che rivendica e rilancia “il timore” insito in quel pericolo che si cela proprio dietro l’angolo, palesandosi pronto ad affondare le sue sudicie e devastanti grinfie su quei colori che, però, enfatizzati da un sole radioso ed energico, sembrano intensificare l’iridescenza dei loro bagliori, quasi a voler “corrompere” quel grigio, affinché, affascinato dalla beltà di quel variopinto ed armonico mosaico di anime ed intenti, possa vedersi assalito dal desiderio di non sporcarne il candore.
“A Scampia per noi ragazzi c’è niente”: afferma uno dei giovani talenti di Pino Maddaloni. Già, oggi, in piazza Ciro Esposito, c’erano anche loro: le braccia che “il maestro” ha sottratto alla criminalità. Dai loro volti ed ancor più dagli occhi, fieri ed orgogliosi, di Maddaloni, trapelano le emozioni più cariche di suggestione e concretezza.
“Il maestro”, a Scampia, ha messo in piedi un autentico “miracolo sportivo e sociale”: “se non avessimo incontrato il maestro, avremmo sicuramente preso una cattiva strada. A lui dobbiamo tutto.”
E qui, a Scampia, dove non c’è “niente”, “tutto” è una parola che si carica di una responsabilità ben più significativa.
Avvicinare i ragazzi allo sport e attraverso la disciplina e il rispetto delle regole, inculcare in loro un forte senso della legalità: questa la mission che il maestro Maddaloni svolge nella “terra di Gomorra”.
L’efficacia del suo lavoro passa proprio attraverso la testimonianza diretta dei suoi allievi: uno di loro racconta che per meriti sportivi è riuscito perfino ad entrare a far parte dell’arma dei carabinieri. Un traguardo nel traguardo per il maestro che con fierezza lo presenta a tutte le persone che incontra, come il trofeo più pregevole da esibire.
Sottrarre un ragazzo alle grinfie della criminalità e riuscire perfino a fargli conquistare un posto “tra le file dei buoni”: questo è solo uno dei tanti motivi per i quali, tutti, a Scampia, Pino Maddaloni, lo chiamano “il maestro”.
E poi c’è mamma Antonella, una donna minuta, eppur forte come una roccia, straziata da un dolore lancinante che trapela in tutta la sua cruda e viva attualità attraverso i suoi occhi. Da quando ha perso il suo Ciro, quel figlio che tanto amava e che seguita tuttora ad amare, a dispetto della morte, però, mamma Antonella ha adottato tutti i bambini bisognosi d’aiuto, non solo di Scampia.
Per lei che quella realtà la conosce bene è facile capire di cosa c’è bisogno, di cosa hanno bisogno quei bambini, “i suoi bambini”, i bambini di Scampia.
Ed, allora, “Ciro Vive” non è il nome di una semplice associazione, ma il motore capace di generare un nuovo inizio, proprio come fa la primavera.
E, a Scampia, oggi, in piazza Ciro Esposito, è davvero germogliata la primavera.