Nomi, storie, volti, vite di persone comuni, passate alla storia, loro malgrado, perché nel corso della loro esistenza hanno incrociato la criminalità organizzata: un istante, in molti casi un semplice sparo, tanto è bastato per scrivere il loro nome tra quelli delle persone che, oggi, vengono commemorate.
Le vittime innocenti delle mafie: un elenco di nomi e sofferenza interminabile, indicibile, destinato ad infoltirsi, ancora.
La cronaca contemporanea lo conferma: finché la camorra, la mafia, la criminalità seguiteranno ad esercitare il loro temibile potere criminale, le vite, tutte le vite estranee a quell’escalation di violenza, non possono definirsi al sicuro solo perché non direttamente coinvolte in dinamiche ed attività illecite.
Vite uccise in nome di un ideale, vite che hanno pagato con la morte “l’incolpevole colpa” di appartenere ai contesti “a rischio”: i quartieri, le periferie, le zone “calde” in cui il potere criminale riesce più facilmente ad insediarsi; vite uccise per sedare il livore di sangue che genera una vendetta trasversale, una ritorsione, “un atto dimostrativo”; vite intente a vivere le loro vite e uccise solo perché in quel preciso momento questo ha voluto dire intercettare un agguato; vite oneste, tramutate in morti rabbiose ed incolpevoli.
Ognuno di quei nomi, ciascuna di quelle vite racconta una storia, la cui triste e comune costante va ricercata nell’essenza che trova la sua forma più vibrante ed espressiva nella giornata odierna, dedicata proprio a loro: le vittime innocenti della criminalità.