I periti nominati dal Gip, Andrea Reale, sarebbero orientati a concludere che Veronica Panarello è capace di intendere e di volere.
Mentre continuano, inarrestabili, le nuove rivelazioni della Panarello, che durante l’interrogatorio in carcere del 19 febbraio scorso, parlando per ben 10 ore, ha fornito notizia non solo di dettagli sulle modalità con cui il suocero, suo presunto amante Andrea Stival, avrebbe strangolato il figlio Loris con un cavetto usb, dopo che il piccolo li avrebbe sorpresi mentre consumavano un rapporto sessuale in cucina, soffermandosi anche sui dettagli degli incontri hot con il suocero, ma già nella perizia sulla capacità genitoriale, gli esperti avevano scritto che la giovane donna non sarebbe affetta da particolari patologie psichiatriche, non si fiderebbe di nessuno e non sarebbe in grado di costruire legami affettivi stabili. Di sé avrebbe un’immagine sempre positiva, elemento che – secondo i periti – farebbe perdere di vista le esigenze degli altri, soprattutto del figlioletto. Infine non sarebbe nemmeno efficace un percorso di recupero ‘assistito’.
Pare che la difesa, dal canto suo, abbia chiesto altri esami diagnostici, come una risonanza al cervello. Nel frattempo il giudice ha fissato entro il prossimo 20 aprile il termine per il deposito della perizia psichiatrica sull’imputata e aggiornato l’udienza al prossimo 11 maggio.
E proprio ieri i consulenti del Gup e periti di parte si sono recati nel carcere di Catania per uno dei due ulteriori accessi, incontri per la perizia, con Veronica Panarello. Dunque, il quesito a quanto pare è stato risolto: Veronica Panarello è capace di intendere e di volere.
Ricordiamo che l’ultima versione raccontata dalla donna è quella contenuta nell’ultimo verbale reso davanti al pm Marco Rota, secondo cui il piccolo Loris, avendola vista scambiarsi effusioni amorose con il nonno in cucina, l’avrebbe minacciata in numerose occasioni di voler raccontare tutto al padre: «Andrea e Loris erano in cameretta. Il bambino ripeteva che avrebbe chiamato papà e glielo avrebbe detto» ha raccontato la Panarello, «Loris era agitato e mio suocero mi disse di prendere qualcosa per tenerlo fermo. Andai nello sgabuzzino, prelevai la prima cosa che vidi: le fascette. Ne prelevai una o due e le porta in cameretta e mentre mio suocero teneva Loris per le spalle unendogli i polsi, io li bloccai con una fascetta, Loris scalciava ma senza gridare».
Ad ogni modo, rimangono irrisolti numerosi elementi oscuri emersi negli ultimi mesi: le differenti versioni di Veronica Panarello indurrebbero infatti gli inquirenti a individuare proprio in lei l’unica accusata dell’omicidio volontario di Loris Stival. Anche se restano sul tavolo le ipotesi di «disturbo comportamentale» e di «amnesia dissociativa» insieme alla richiesta della difesa di: «Una risonanza magnetica per verificare anomalie al cervello».