Alle 7.20 del 19 marzo 1994, nel giorno del suo onomastico, Don Giuseppe Diana viene assassinato nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si accinge a celebrare la santa messa. Un camorrista lo affronta con una pistola indirizzandogli cinque proiettili: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo.
Don Peppe Diana muore all’istante.
L’omicidio, di chiara matrice camorristica, desta scalpore in tutta Italia. “Sento il bisogno di esprimere ancora una volta il vivo dolore in me suscitato dalla notizia dell’uccisione di don Giuseppe Diana, parroco della diocesi di Aversa, colpito da spietati assassini mentre si preparava a celebrare la santa messa. Nel deplorare questo nuovo efferato crimine, vi invito a unirvi a me nella preghiera di suffragio per l’anima del generoso sacerdote, impegnato nel servizio pastorale alla sua gente. Voglia il Signore far sì che il sacrificio di questo suo ministro, evangelico chicco di grano caduto nella terra, produca frutti di piena conversione, di operosa concordia, di solidarietà e di Pace”: questo il messaggio di cordoglio di Papa Giovanni Paolo II durante l’Angelus del 20 marzo 1994.
Giuseppe Diana, chiamato anche Peppe Diana o Peppino Diana, è nato e morto a Casal di Principe, feudo del clan dei casalesi, baluardo emblematico di quella criminalità organizzata che in questo stesso giorno di 22 anni fa ha mostrato uno dei suoi tratti più feroci, rivelandosi incapace di fermare il livore di violenza, sangue e morte, anche al cospetto di un abito talare.
Don Diana: un presbitero, scrittore e scout italiano, assassinato dalla camorra per il suo impegno antimafia.
Don Peppino Diana cerca di aiutare la gente nei momenti resi difficili dalla camorra, negli anni del dominio assoluto della camorra casalese, legata principalmente al boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. Gli uomini del clan controllano non solo i traffici illeciti, ma si sono anche infiltrati negli enti locali e gestiscono fette rilevanti di economia legale, tanto da diventare “camorra imprenditrice”.
Una vita distrutta dalla camorra che, come puntualmente accade quando c’è da occultare delle verità scomode, sin dall’inizio del processo ha tentato di depistare le indagini e di infangare la figura di Don Peppe Diana, accusandolo di essere frequentatore di prostitute, pedofilo e custode delle armi destinate a uccidere il procuratore Cordova.
In particolare, il Corriere di Caserta, pubblicò in prima pagina il titolo “Don Diana era un camorrista” e dopo pochi giorni “Don Diana a letto con due donne”, descrivendolo quindi non come vittima della camorra, bensì come appartenente ai clan.
Eppure, non è servito per ostruire il doveroso corso della giustizia: Nunzio De Falco, difeso da Gaetano Pecorella, allora presidente della commissione Giustizia della Camera, è stato condannato in primo grado all’ergastolo il 30 gennaio 2003 come mandante dell’omicidio. Inizialmente De Falco tentò di far cadere le colpe sul rivale Schiavone, ma il tentativo fallì perché Giuseppe Quadrano, autore materiale dell’omicidio, consegnatosi alla polizia, iniziò a collaborare con la giustizia e per questo ricevette una condanna a 14 anni.
Il 4 marzo 2004 la Corte di Cassazione ha condannato all’ergastolo Mario Santoro e Francesco Piacenti come coautori dell’omicidio.
Oggi, Don Peppe Diana è un comitato: nato il 25 aprile 2006, a Casal di Principe, con lo scopo di non dimenticare il martirio di un sacerdote morto per amore del suo popolo.
Don Peppe Diana è una scuola: il21 aprile 2010 l’Istituto di Istruzione Superiore di Morcone (BN) è stato intestato a don Giuseppe Diana. A don Peppe Diana è stato intitolato anche l’Istituto Comprensivo 3 di Portici (NA). L’8 novembre 2014 nasce in Molise a Termoli la Scuola di Legalità intitolata alla memoria di don Giuseppe Diana fondata e diretta da Vincenzo Musacchio. Il progetto voluto fortemente dalla Commissione Regionale Anticorruzione del Molise.
Don Peppe Diana è una fiction: il 18 e 19 marzo 2014, ad esattamente vent’anni dalla scomparsa di don Peppe Diana, Rai 1 alle ore 21 ha trasmesso in prima visione una Fiction TV in due puntate dal titolo Per amore del mio popolo con l’attore napoletano Alessandro Preziosi nel ruolo di don Peppe Diana. Al sacerdote è stato anche dedicato un documentario da Rai Storia, dal titolo Non tacerò, la storia di don Peppe Diana. Il sacerdote viene inoltre citato con commozione nella fiction Sotto copertura andata in onda su Rai 1 nei giorni 2 e 3 novembre 2015.
Don Diana è una medaglia d’oro al valore civile: «Parroco di un paese campano, in prima linea contro il racket e lo sfruttamento degli extracomunitari, pur consapevole di esporsi a rischi mortali, non esitava a schierarsi nella lotta alla camorra, cadendo vittima di un proditorio agguato mentre si accingeva ad officiare la messa. Nobile esempio dei più alti ideali di giustizia e di solidarietà umana.»
La camorra ha trucidato la carne, ma non il suo spirito, né la forza delle sue idee.