Querelato da Equitalia per un video pubblicato in rete: incredibile, ma vero.
È proprio così che ha inizio il calvario di Mauro Merlino: disoccupato, ma onesto padre di famiglia, “costretto alla fame” nel senso più autentico del termine, perché Mauro ha avviato lo sciopero della fame.
Una querela dietro la quale si cela un modus operandi diffuso e riconducibile alle “pratiche di ordinaria amministrazione”: questo è quanto scoperto da Mauro Merlino, uno dei tanti “poveracci” querelati da Equitalia che si avvale anche di questo mezzo per mettere a tacere gli italiani che versano in condizioni economiche precarie.
Ma Mauro non è un italiano come tanti: dal giorno in cui ha visto il nome di Attilio Befera franare nella sua vita, ha voluto e saputo tramutare quell’atto intimidatorio in un processo volto a tutelare la libertà di espressione di tutti gli italiani.
Una vicenda che nasce nel segno di un forte paradosso: un gigante come Befera che cita in giudizio un uomo comune e prosegue nella stessa direzione. Già, per ben due volte, – nel settembre e nel dicembre del 2015 – “il querelante di lusso” non si presenta in aula lasciando palesemente intendere che mira alla remissione tacita.
Non ci sta Mauro, dopo un calvario che dura da quattro anni e due udienze rinviate, urla a gran voce che la giustizia faccia il suo corso e che questo processo possa svolgersi correttamente. Una protesta ferma ed eloquente che lo ha portato ad intraprendere lo sciopero della fame controllata, ovvero, ad ingerire una razione di cibo giornaliera più che ristretta.
E non è tutto: “Dalla mattina del 28 marzo fino alle 14,00 del giorno seguente avvierò lo sciopero della fame completo – spiega Mauro Merlino – e rimarrò ammanettato e in piedi nei pressi del tribunale di Modena. Oltre allo sciopero, avrà luogo una marcia silenziosa che vedrà una nutrita adesione di partecipanti che sfileranno in religioso silenzio per manifestare solidarietà alle famiglie delle “vittime della crisi”, suicidatesi tra l’indifferenza generale. Così intendo aspettare il processo ed è questa la protesta che intendo portare avanti affinché Attilio Befera si decida a presentarsi in aula. Intendo rimanere in piedi, in rappresentanza di quell’Italia messa in ginocchio dalle tasse e dalla crisi e che non vuole più subire angherie, abusi e soprusi e con le mani legate, per simboleggiare la negata possibilità di professare liberamente pensieri e parole. E se Befera non dovesse presentarsi, rimarrò lì ad oltranza, a protestare, ancora. In piedi, fino a quando ne avrò la forza e con legate, in rappresentanza di quella parte onesta dell’Italia che non vuole morire. Voglio che tutti gli italiani vedano come mi ha ridotto l’indifferenza di Equitalia.”
Il sogno di Mauro Merlino, padre di un ragazzo di 11 anni, è quello di ottenere un regolare processo la cui sentenza possa consegnare un esempio in grado di inculcare alle nuove generazioni quegli ideali e quei valori dai quali possa germogliare una classe politica non corrotta e un popolo non corruttibile.
“Equitalia andrebbe denunciata per istigazione al suicidio: questa la frase che mi è valsa la querela, – spiega ancora Mauro Merlino – oggi so di aver sbagliato la coniugazione del verbo, sarebbe più opportuno sostituire “andrebbe” con “va” in virtù dell’escalation di suicidi maturati nel corso di questi anni a carico di “poveracci” sopraffatti dai debiti. Questa querela, volta a zittire la libertà di pensiero e di espressione non solo mia, ma di un popolo intero, vuole ripristinare nello stato sociale quel silenzio sul quale, da sempre, la mafia costruisce il suo “impero del male” per permettere ad Equitalia di continuare, indisturbata, a metterci le mani in tasca tutti i giorni. Quello che ho affermato quattro anni fa, lo penso con ulteriore ed immutata convinzione tutt’oggi ed intendo battermi per ottenere un processo regolare, voglio e pretendo che emerga la VERITÀ. Combatterò fino alla fine per far valere il mio, il nostro diritto di libertà di parola e pensiero, al cospetto di una querela che rappresenta un autentico abuso di potere.
Perché Befera mi ha querelato e adesso spera che il processo venga archiviato?
È un atteggiamento che non ha senso ed è per questo che pretendo ed esigo che abbia il coraggio di venire a metterci la faccia, per spiegare alla stampa e alla gente comune le sue ragioni e il senso della sua querela. Chiedo solo questo. Non voglio altro. Voglio lanciare un segnale forte alla classe politica, voglio insegnare a mio figlio cosa significa essere un uomo onesto. E, soprattutto, per anni ci siamo portati sul groppone questo processo mai andato in scena, il querelante ha dato sfogo ad un puro atto di vanità a spese nostre e anche questo mi sembra tutt’altro che ragionevole e rispettoso.”
In attesa di scoprire se Befera si presenterà o meno al cospetto della legge il prossimo 29 marzo nel tribunale di Modena, lo sciopero della fame di Mauro Merlino prosegue.