E’ stata riconosciuta dal Tribunale di Roma l’adozione ‘incrociata’ a una coppia di donne. E’ il primo caso in Italia.
La storia riguarda una coppia di donne italiane, insieme da oltre dieci anni, che hanno coronato il loro sogno di maternità mediante la procreazione assistita in Danimarca. Le due donne, riferisce l’avvocato Francesca Quarato: “sono molto contente, e consapevoli al tempo stesso che si tratta di una sentenza non definitiva”.
Così, archiviato il caso Unioni civili, mentre la politica già getta le basi per l’ennesima battaglia, con gli schieramenti che puntano i paletti per i prossimi provvedimenti da discutere in Parlamento, il tribunale per i minori di Roma dà il suo primo sì a una adozione incrociata dei figli del partner, riconoscendo di fatto la tanto discussa stepchild adoption a favore di due mamme. Ad annunciarlo, sono state le associazioni Famiglie Arcobaleno e Avvocatura per i Diritti LGBTI – Rete Lenford.
Giovani protagoniste della vicenda sono due bambine, rispettivamente di 4 e 8 anni, nate dall’inseminazione praticata alle due mamme in Danimarca. Il giudice ha riconosciuto il diritto di entrambe le donne ad adottare la figlia dell’altra, facendo riferimento alle cosiddette “adozioni particolari”. Norma che consentirà loro di avere lo stesso cognome ma non di essere sorelle.
La sentenza, nello specifico, ha concesso la responsabilità genitoriale alla mamma sociale avendo verificato: l’esistenza tra le mamme di un comune progetto di genitorialità, lo stato di benessere dei figli e la stabilità del nucleo familiare.
«Si tratta di una pronuncia importante – ha affermato Maria Grazia Sangalli, presidente di Rete Lenford – che si limita a riconoscere l’esistenza di una famiglia che già c’è, sulla base di una legge che in Italia si applica da molti anni. In particolare, il Tribunale ha riconosciuto che è nell’interesse dei due bambini vedersi garantita continuità affettiva e stabilità di rapporti familiari, garantendo inoltre la loro identità personale attraverso l’aggiunta del cognome della mamma sociale a quello della mamma biologica».
Nonostante l’importanza della decisione del Tribunale, resta il fatto che si tratta di una adozione separata “con le due bimbe che non vengono riconosciute effettivamente come due sorelle, anche se le due piccole lo sono nella realtà da sempre”, ricorda infine l’avvocato Quarato.