Una morte prematura, atroce, paradossale, scioccante, franata nella vita di Crescenzo Della Ragione nell’ambito di una di quelle scene peculiari del divertimento e della spensieratezza, quale una serata estiva trascorsa in discoteca in compagnia degli amici. Una notte attesa e vissuta da tantissimi giovani con una partecipazione diversa, quella a cavallo tra il 10 e l’11 agosto. La notte di San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti. Una notte di magia e romanticismo, densa di sogni e speranza che, invece, l’estate scorsasi è improvvisamente tinta dei colori più tristi e funerei.
Pioveva quella notte in Cilento. E non per effetto di un’isolata nuvola passeggera. Quella notte pioveva forte. Il cielo scagliava in terra obesi goccioloni di pioggia battente, incalzante, violenta.
Il 27enne Crescenzo Della Ragione nella notte tra il 10 e l’11 agosto dell’anno scorso era in Cilento. Era andato a Palinuro con degli amici per ritagliarsi qualche giorno di vacanza. Un rituale, per i giovani del posto alla ricerca di svago ed ore felici, concedersi una serata sulla pista della suggestiva grotta de Il Ciclope, la celebre discoteca di Marina di Camerota, icona della movida cilentana, autentico luogo di alto per gli avventori dell’intero Sud Italia. E non solo. Il mito della discoteca che s’ispira alla leggenda del gigante con un occhio solo, attira giovani dalle più disparati regioni d’Italia e d’Europa.
Crescenzo, quella sciagurata sera, stava aspettando che finisse di piovere insieme al cugino e ad un amico quando all’improvviso un masso gigante si stacca dalla caverna che ospita il locale e schiaccia il giovane napoletano. Subito dopo l’incidente il masso scompare. Quando arrivano i carabinieri trovano a terra il corpo del povero malcapitato coperto da un sacco nero, un lago di sangue e alcuni ragazzi in lacrime. Il locale, come è stato poi accertato dagli 007 della procura di Vallo della Lucania, aveva l’obbligo di rimanere chiuso in caso di pioggia, come si evince anche dal nulla osta all’agibilità rilasciato nel 2006 al titolare della discoteca. La questione è molto complessa. A marzo scade il termine delle indagini preliminari. Gli indagati per la morte di Crescenzo sono quattro: il sindaco di Camerota Antonio Romano, il proprietario della struttura Raffaele Sacco e due tecnici che non sono del posto. L’ipotesi di reato per tutti è di omicidio colposo.
Pochi giorni fa, il medico legale Adamo Maiese, ha consegnato al capo della procura di Vallo, Giancarlo Grippo, una dettagliata relazione che comprenderebbe anche gli ultimi minuti di vita di Crescenzo. Secondo quanto accertato dall’esperto, il 27enne sarebbe morto schiacciato da un masso dal peso di circa 70 chili. Il masso, caduto da un’altezza notevole, avrebbe sfondato il cranio del giovane provocando diverse fratture al torace e la rottura della colonna vertebrale. La famiglia di Crescenzo non si è data mai per vinta e, a distanza di mesi, chiede ancora a gran voce verità e giustizia per la morte del proprio figlio. Il masso che ha ucciso il 27enne che non è stato mai rinvenuto dai carabinieri, rappresenta tutt’oggi l’enigma cruciale dell’intera vicenda. Quando, infatti, le forze dell’ordine della stazione di Marina di Camerota sono giunte sul posto, la pietra era già scomparsa.
Dopo sei mesi dal tragico incidente, il numero degli indagati potrebbe crescere. Non sono escluse, infatti, novità sulle indagini. I militari della compagnia di Sapri e gli investigatori della procura cilentana, sono stati più volte al Comune di Camerota per sequestrare la documentazione necessaria che servirà a chiudere il cerchio. Inoltre, nonostante il locale sia sotto sequestro, ad oggi il Comune non ha ancora revocato l’autorizzazione alla discoteca. Difatti, la programmazione estiva è regolarmente ripresa all’indomani della tragedia, “liquidando” la questione spegnendo la musica per qualche minuto per dedicare un attimo di raccoglimento alla memoria di Crescenzo.
Intanto gli stessi proprietari si preparano ad inaugurare il ‘Lanternone park’, un nuovo locale notturno che sorgerà a Palinuro sulla piana del Mingardo dove una volta c’era il famoso Lanternone. A Pasqua la prima tre giorni di musica. Molti ospiti sono stati già confermati. All’interno del Ciclope, ora, non c’è quasi più nulla. A ottobre, il corpo Forestale dello Stato, ha tolto i sigilli per permettere ai proprietari di smontare gli impianti audio e portare via parte dell’arredamento.
“Lo spettacolo deve continuare”…