Era la notte del 5 settembre 2015 quando a piazza San Vincenzo, nel cuore della Sanità, sotto una pioggia di proiettili venne ucciso Genny Cesarano.
Non basta avere 17 anni, morire ammazzato da colpi di pistola in mezzo il Rione Sanità ti copre immediatamente di sospetti, immediatamente bisogna dimostrare che in realtà eri un “bravo ragazzo” e che quei colpi non erano indirizzati realmente a te.
E’ così che un padre ha dovuto trovare la forza di lottare per ottonere dei funerali pubblici nella propria chiesa, perchè ad un certo punto non era scontato nemmeno quello. Alla fine i familiari, gli amici e tutto il quartiere ha potuto salutare Genny per quello che era, una folla enorme ha pianto la bara bianca che ha sfilato per le strade della Sanità.
L’omelia di Alex Zanotelli nella Basilica di Santa Maria della Sanità, la chiesa di San Vincenzo, ha visto una partecipazione impressionante di ragazzini giovanissimi e tutti gli amici più cari di Genny con il tanto discusso striscione “Genny Vive” affisso all’interno della Chiesa.
Sono passati quattro mesi dai funerali ma quello striscione gli amici di Genny lo hanno conservato, ci sono delle cose che non si possono spiegare a parole bisogna viverle oppure rimangono nell’incompreso.
Ai margini della piazza c’è anche Padre Zanotelli, questa volta non ha l’arduo compito di dover parlare ai ragazzi ma si accontenta di scrutarli da lontano esattamente come fanno tutti i genitori che assistono in silenzio e con un ruolo da spettatori al rito dei fuochi di Sant’Antonio.
Il fuoco quest’anno era per Genny, per lui che non c’è più. Per Genny che, assieme agli altri ragazzi, fino all’anno scorso accendeva la vampa e per qualche ora la piazza diventava veramente la sua, senza che nessuno lo potesse toccare.
“GENNY VIVE” ieri notte non era solo uno striscione o un coro che echeggiava per la Sanità, era il calore e la rabbia di chi lo voleva bene, le lacrime di rivederlo nelle foto degli anni passati.
Questi sono alcuni scatti realizzati ieri sera a piazza San Vincenzo: