Sasha non è un clochard. Non è un “semplice” clochard.
È la voce dell’indifferenza che urla e rivendica giustizia.
Sasha ha subito un violento pestaggio la scorsa primavera, che lo ha ridotto in fin di vita, costringendolo in un letto d’ospedale per diversi mesi, mentre dormiva nei pressi della stazione di Nola.
Lo hanno aggredito per ammazzare la noia e, oggi, al branco artefice di quelle vergognose gesta è stato confermato l’obbligo agli arresti domiciliari.
La Corte di Cassazione, alla quale i tre giovani, tutti maggiorenni e residenti a Nola, Salvatore Di Bella, 19 anni, Domenico Ferrara, 18 anni ed Antonio Pollicino, 19 anni, si erano rivolti dopo che il tribunale del riesame aveva accolto l’istanza della Procura di Nola contro il provvedimento del gip che aveva disposto solo la misura dell’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria contrariamente alle richieste del pm, non solo ha confermato la misura degli arresti domiciliari, ma ha anche modificato il capo di imputazione in lesioni gravissime e tentato omicidio.
Trova così pieno accoglimento la tesi portata avanti dalla Procura della Repubblica di Nola, e viene dato maggiore peso alle indagini svolte dalla polizia di Nola diretta dal primo dirigente Bruno Mandato, con il riconoscimento della gravità della condotta tenuta dai tre maggiorenni, e l’adozione di una più adeguata misura cautelare per gli stessi.